Cronaca

Elettromulta

di Rita Cavallaro -


A Roma vanno in scena i furbetti della Ztl. Non quelli che entrano illegalmente nella zona a traffico limitato del centro, ma quelli che illegalmente stanno subissando di multe chi ha diritto a sostare nell’area. Così il Campidoglio pensa di fare cassa e bilanciare gli aumenti in bolletta, spillando soldi a onesti automobilisti. Nell’ultimo periodo, nella zona di piazza Venezia, sono in corso blitz di ausiliari del traffico che elevano falsi verbali, creando problemi a chi si ritrova illegittimamente la multa sul cruscotto. L’ultimo che ci hanno recapitato è una sanzione elevata il 29 settembre alle ore 15.02, in via della Pilotta 20, da un ignoto agente accertatore con matricola 12852, il quale scrive che il veicolo Audi “sostava all’interno della zona a traffico limitato senza essere autorizzato”. Per questo motivo il proprietario della macchina, parcheggiata sulle strisce blu, è stato multato per 29,40 euro, cifra già ridotta del 30 per cento qualora il pagamento venga effettuato in 5 giorni. Eppure su quella macchina c’era una bella scritta, che recita e-Tron e che dunque indica che il veicolo è elettrico, oltre al fatto che la targa è registrata nel registro delle macchine autorizzate all’accesso in Ztl da Roma Mobilità. Una situazione imbarazzante, che dimostra come l’agente non abbia controllato nel database del Comune, né si sia sincerato che quella “e” potesse voler dire elettrica. Intanto però, vuoi per la totale mancanza di competenza dell’ausiliario del traffico o per la politica di elevare più sanzioni possibili, quella multa è stata ormai inflitta. E allora cosa deve fare il malcapitato? D’altronde, l’automobilista indignato sa che quella multa è un’ingiustizia e che non deve pagarla. Non fatelo, anzi correte subito a consegnare il “pizzo” nelle casse del Comune, tanto sono soltanto una trentina di euro. Perché qualora decideste di non pagare, quel verbale diventerà una cartella esattoriale e saranno guai. L’unico modo per liberarvi dall’illegittimo obolo è fare ricorso. I casi sono due. Chi ha un minimo di competenza può rivolgersi al prefetto, con la richiesta di annullamento della sanzione. Il prefetto ha 270 giorni per rispondere ma, se respingerà la richiesta, sarete condannati a pagare il doppio. Chi invece non sa procedere da solo dovrà rivolgersi a un avvocato, che farà il ricorso al giudice di pace. In quest’ultimo caso dovrete pagare 43 euro di contributo unificato per l’atto e ovviamente la parcella dell’avvocato, che per una prestazione del genere, se è un amico, non vi chiederà meno di 600 euro. Insomma, il gioco non vale la candela e nella Roma approssimativa del sindaco Roberto Gualtieri è così che si fa cassa.


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