Politica

Elly Schlein se la prende col governo anche per il caldo

di Cristiana Flaminio -

ELLY SCHLEIN POLITICO


Caldo e noia. Le alte temperature portano con sé, sempre e comunque, una naturale propensione a scocciarsi presto. A perdere la pazienza. Ma c’è chi, nella zuppa di sudore in cui siamo costretti dalla calura estiva, ci sguazza. Tutto fa brodo. E se non piove, governo ladrissimo!, c’è la canicola che diventa questione sociale e politica. Almeno secondo Elly Schlein. Secondo cui la questione sociale e quella climatica “non sono scindibili”. Per dirlo, ha trovato pure un testimonial d’eccezione. Ovviamente d’importazione. Si tratta di Bill de Blasio, ex sindaco di New York, a corto di denari dopo che la commissione etica per i conflitti di interesse lo ha condannato a pagare quasi 500mila dollari di multa per aver distratto fondi comunali utilizzati poi per pagare le spese della sua disastrosa campagna elettorale alle primarie dem verso la Casa Bianca. Schlein tuona: “Le persone che pagano più alto il prezzo anche del caldo di questi giorni sono le persone più fragili, più anziane, quelle persone che non possono nemmeno scegliere di accedere un condizionatore”. Forse staranno ancora aspettando l’ok da Draghi, quando mise gli italiani di fronte alla scelta: o la pace o il climatizzatore. Elly però ci crede davvero e allarga le maglie lessicali e semantiche pur di tentare la stoccata al centrodestra: “Anche questa è sicurezza delle nostre comunità. Lo dico agli appassionati di sicurezza che stanno al governo: occupiamoci anche di questa sicurezza, delle ondate di calore, di cosa le nostre città possono fare per investire sui legami della comunità, sull’inclusione sociale perché la società più sicura è anche quella che non marginalizza nessuno e che lascia a tutti delle risposte sui propri bisogni”. Caldo e noia, per Elly Schlein e per gli italiani. Tutto fa brodo, nell’afrore sciapido della politica italiana, regno incontrastato del qualunquismo, del nano-pensiero, della visibilità a tutti i costi.
Ma fa caldo sul serio. Come accade da sempre, in estate. Specialmente da quando la piccola glaciazione è finita ormai qualche secolo fa. Quando la temperatura si fa incandescente, lavorare diventa difficile. Già diverse Regioni hanno provveduto a vietare il lavoro nei campi nelle ore più calde della giornata. Specialmente al Sud. Ma gli stop si allargano anche all’industria. Allo stabilimento Stellantis di Melfi, in Basilicata, gli operai hanno potuto staccare prima a causa del caldo. Intanto sindacati e aziende avanzano la proposta di estendere la Cig ai giorni in cui è impossibile lavorare per il calore. E i medici del lavoro ribadiscono le norme minime per assicurare, anche d’estate, anche sotto il Sol Leone, un minimo di sicurezza: “L’esposizione al caldo è a pieno titolo un rischio lavorativo in determinati contesti; all’organizzazione degli orari di lavoro; all’uso di dispositivi come nebulizzatori o dove possibile tettoie”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Giovanna Spatari, presidente della Società italiana di medicina del lavoro (Siml). “Occorre valutare i rischi, identificando le attività e i contesti critici – per esempio l’agricoltura, le serre, gli interventi sulle strade – sui quali intervenire con l’organizzazione del lavoro”. E infine: “In particolare, dove possibile, organizzando le attività all’aperto nelle ore più fresche e con tutti i sistemi che consentono, in qualche modo, di refrigerare, di dare sollievo, di abbassare la temperatura come gli apparecchi per nebulizzare acqua, strutture per produrre ombra: tende, tettoie”.


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