Attualità

Emilia Romagna punto e a capo: sotto accusa la Regione e i veti ambientali che hanno impedito le dighe e le opere

di Angelo Vitale -


Emilia Romagna, punto e a capo: al termine di una notte di emergenza piena, evacuazioni, mille sfollati e città sotto la morsa delle inondazioni, la presidente reggente della Regione Irene Priolo si è sentita al telefono – ha fatto sapere – con il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci “per capire come impostare un’eventuale richiesta dello stato di emergenza”.

Intanto, in poche ore, è l’istituzione che guida a finire nella bufera. Alla Camera, com’è ricorrente tradizione, le opposizioni hanno chiesto chiarimenti alla premier Giorgia Meloni. Un fatto che provoca la sdegnata reazione di Fratelli d’Italia, mentre la Regione finisce sul banco degli imputati pure per l’articolata e dura presa di posizione di Confagricoltura.

Parla di sciacallaggio politico il deputato FdI Gianluca Vinci: “La risposta la si può avere già leggendo gli stanziamenti, l’Autorità Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile hanno ricevuto dallo Stato 94 milioni per le emergenze e ne hanno spesi 49 mentre sulla sicurezza idraulica lo Stato ha stanziato 102 milioni ma ne sono stati spesi zero. La sicurezza idraulica passa da interventi strutturali di competenza regionale e non certo statale. E’ la sinistra a dover fornire informazioni”.

Emilia Romagna, punto e a capo. Rincara la dose, da Palazzo Madama, la senatrice FdI Marta Farolfi: “Vergognoso quanto sta avvenendo nella mia Romagna. Ancora frane, allagamenti, rotture, inondazioni, famiglie sfollate. Il governo ha messo a disposizione della agenzia per la sicurezza territoriale ben 94 milioni di euro ma ne sono stati spesi solo 49, mentre per la sicurezza idraulica ne ha stanziati 120 di cui al momento non è stato speso un euro. Alla Provincia di Ravenna sono stati assegnati 34,6 milioni di cui spesi solo 1,5. Evidentemente il Pd regionale è stato troppo impegnato nella campagna elettorale delle amministrative prima e delle regionali poi, tanto da non aver avuto tempo di mettere a terra e realizzare i progetti che avrebbero messo in sicurezza il nostro territorio ed evitato nuovi e ingenti danni. Nel mio Comune, Brisighella, alcune frazioni sono nuovamente isolate come nel maggio 2023. E questo perché chi aveva promesso di iniziare i lavori nelle strade provinciali all’inizio dell’estate non lo ha fatto pur essendoci le risorse. Ma questa volta Fratelli d’Italia presenterà esposti in ogni Procura e alla Corte dei Conti perché vengano accertate le responsabilità della Regione per quanto sta avvenendo. Non è possibile che per la loro incapacità siano sempre i cittadini e le imprese a pagarne le conseguenze”.

Emilia Romagna, punto e a capo. Chi non ci sta a tirare in ballo gli “eventi meteo eccezionali” è Confagricoltura. “Smettiamola – sbotta il presidente regionale Marcello Bonvicini -. I fenomeni alluvionali vanno gestiti mettendo in atto un Piano strutturale a salvaguardia del territorio che sia di ampio respiro, capace di fronteggiare in tempi rapidi situazioni disastrose per la collettività e le imprese, con procedure snelle, velocità nella raccolta dei dati e nella compilazione delle perizie, con l’obiettivo di ottenere subito le risorse necessarie alla messa in sicurezza delle zone edificate e dei bacini idrografici e al rilancio delle attività produttive”.

E invece “Sempre le stesse zone finiscono sott’acqua ogni volta che piove copiosamente: non è possibile, urge un serio studio di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua naturali e artificiali. Il settore primario è quello più coinvolto e danneggiato”.

E poi punta chiaramente il dito contro chi in Emilia-Romagna continua a bloccare la realizzazione di casse di espansione e dighe: “Bisogna superare i veti ambientali: ci sono opere ferme da anni. I Consorzi di bonifica devono svolgere il proprio ruolo, fondamentale nel presidio idrogeologico in collina e montagna. Le risorse Pnrr vanno investite per ottimizzare il sistema idrico”.

Emilia Romagna, punto e a capo. Finora, avverte, si è perso tempo: “Troppo pochi gli interventi effettuati sui movimenti franosi generati lo scorso anno dalle esondazioni e dall’eccesso di piogge. Ora le frane si sono riattivate, e altre se ne sono aggiunte, peggiorando il quadro del dissesto. In più, l’azienda che ha già presentato la perizia per i danni da frane e non ha ancora ricevuto gli indennizzi, che cosa deve fare adesso che per intervenire servono più soldi?”.

Infine, Confagricoltura fa la conta della situazione: la superficie agricola utile complessivamente interessata dai fenomeni franosi del 2023 ha superato i 113.000 ettari, oltre il 10% di quella totale. Un danno significativo, in un territorio che è la seconda regione produttrice di ortofrutta in Italia con 180mila ettari coltivati, in volume il 15% della produzione nazionale.


Torna alle notizie in home