Esteri

Erdogas

di Adolfo Spezzaferro -


“II mondo sta diventando veramente multipolare. E l’Asia gioca un ruolo molto evidente, se non fondamentale, in questo processo, dove i nuovi centri di potere stanno guadagnando forza. L’incontro di oggi si svolge sullo sfondo di seri cambiamenti nella politica e nell’economia globali”. Sta in queste parole del presidente russo Vladimir Putin la cifra dell’atteso incontro di ieri con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. E se il Cremlino si affretta a chiarire che nel bilaterale non è stata affrontata una possibile risoluzione del conflitto in Ucraina, le parole di Putin ad Astana, in Kazakistan, sono comunque molto importanti. Sopratutto nell’ottica dell’altra guerra in corso, quella sul gas. Una guerra combattuta dalla Ue, con le sanzioni e da Mosca, con i rubinetti chiusi. Putin pone l’accento sull’aumento “della volatilità dei prezzi mondiali di risorse energetiche, cibo, fertilizzanti, materie prime e altri beni importanti”. Rincari che portano “a un deterioramento della qualità della vita sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo”. Ma in un quadro globale di crisi, lo Zar assicura che “la Russia rappresenta lo sviluppo e la prosperità dell’Asia, creando spazio per la cooperazione economica e negli investimenti”.

Una guerra, quella del gas, in cui ora la Turchia potrà giocare un ruolo ancora più determinante. Poi Putin lancia la bomba (in senso figurato) e “incorona” il Sultano del gas. “Il potenziale hub del gas in Turchia può essere la piattaforma per determinare il prezzo del gas”, è l’idea del capo del Cremlino proposta a Erdogan, come riporta l’agenzia Tass. Alla Turchia arriva “la piena la fornitura di gas” perché si è rivelato “il partner più affidabile”, ha aggiunto Putin secondo quanto riferisce l’agenzia Ria Novosti. La fornitura energetica russa alla Turchia è in linea con le richieste e potrebbe essere aumentata, aggiunge il presidente russo, esprimendo apprezzamento per l’affidabilità dimostrata da Ankara.

Dal canto suo, Erdogan replica: “Mi auguro che grano e fertilizzanti russi saranno esportati attraverso Istanbul”. Nell’incontro, durato un’ora e mezza, a margine della sesta Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia (Cica), il presidente turco si è augurato che i prodotti russi possano così raggiungere i Paesi in via di sviluppo. “Siamo determinati a mantenere e rafforzare l’accordo di Istanbul” che ha sbloccato l’esportazione di grano dall’Ucraina “e a trasportare il grano e i fertilizzanti russi ai Paesi in via di sviluppo attraverso la Turchia”, ha detto Erdogan, come riporta Anadolu. “I passi che Turchia e Russia prenderanno in questa direzione disturberanno alcuni circoli ma nello stesso tempo renderanno felici i Paesi meno sviluppati”, aggiunge Erdogan.

Nessuna proposta di negoziato di pace da parte del presidente turco, dunque. O meglio, nessuna notizia su un’eventuale proposta di organizzare colloqui a cinque tra Russia, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito sull’Ucraina. Il vertice di ieri tuttavia rafforza il legame tra Mosca ed Ankara ed investe il Sultano di un ruolo chiave potenzialmente dirimente per l’Europa, rimasta senza gas russo. Non a caso, infatti, diversi Paesi Ue – Italia compresa – sono in trattativa con Ankara per aumentare le forniture di oro blu. Ma la lunga mano di Mosca è arrivata pure qui.


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