Politica

Europee, la ballata dei trombati: chi resta a casa

di Giovanni Vasso -


Ora che le urne hanno parlato, restano solo i manifesti. Strappati, sbiaditi. Come le speranze di chi pure ci credeva che sarebbe arrivato a Strasburgo e invece dovrà restarsene a casa. Manifesti che, col poeta, “finché l’avviso dura sarà er ricordo d’una fregatura”. Già, una fregatura. Come è stata la Batracomiomachia del centro. Tutti contro tutti, tutti a casa. Non ce l’ha fatta Matteo Renzi, che in tutte le circoscrizioni in cui s’è candidato ha pigliato tra le 54mila e le 60mila preferenze (flop Sicilia e Sardegna è a 15mila preferenza). Non ce l’ha fatta la sua nemesi, Carlo Calenda, che non solo non ha preso nemmeno i voti di Renzi, non riuscendo a superare i 23mila voti raccattati al Nord Ovest, ma addirittura al Sud (con poco meno di 14mila voti) è finito solo quarto in lista. Non ce l’ha fatta Emma Bonino, con 22mila suffragi radicali all’anima (politica) degli Stati Uniti d’Europa. Restano a casa, con tutti loro, anche Sandrina Lonardo in Mastella, le ex ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, Raffaella Paita e Alessandro Cecchi Paone (che, al Nord Ovest, non piglia neanche 3mila voti).

Se il Centro piange, la Sinistra finge di cantare vittoria per una bella sconfitta. Che conta morti e feriti, politici, chiaramente. L’ultima Sardina, la dem Jasmine Cristallo, prende 34mila voti al Sud ma resta fuori. Ha tremato l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che ne conquista poco più di 40mila ma, a causa dei bug del sistema elettorale di Roma, finisce, già dalla serata di ieri, nelle liste di chi non ce l’ha fatta. Invece l’ha spuntata e porterà il suo “no” alla Nato a Strasburgo. Resta sull’uscio anche Emanuele Fiano, poco più di 30mila preferenze nel Nord-Ovest e ambizioni ridimensionate. Delusione a destra, invece, per Vittorio Sgarbi che non convince gli elettori del Sud e resta fuori dai posti utili “sbloccati” dall’exploit Fdi al Sud. Malissimo anche Alessandra Mussolini, solo terzultima al Sud con poco più di 7.700 voti.

Poi c’è la grande strage degli extraparlamentari. Non spicca il volo la colomba di Michele Santoro: prende qualche voto sottraendolo al M5s ma resta a casa, insieme a Ginevra Bompiani (in nessuna circoscrizione più di 1.800 voti), Vauro Senesi (sotto i 3mila al Centro), Pierluigi Odifreddi e Nicolai Lilin (rispettivamente 6mila e 2.300 al Nord-Ovest). Marco Rizzo convince 5mila elettori al Centro ma non basta a lanciare Democrazia sovrana e popolare. Flop come il mega-rassemblement di Cateno De Luca con il capitano Ultimo che prende appena 1.841 preferenze. Buco nell’acqua anche per Alternativa Popolare: Stefano Bandecchi resta a casa e il magistrato Luca Palamara piglia appena 987 voti al Centro. Al Sud, il partito del sindaco di Terni piglia meno degli animalisti in coalizione con ciò che resta di Italexit senza Paragone.


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