Ex Ilva, tavolo governo-sindacati: da gennaio 6mila lavoratori in cassa integrazione
Si è concluso nella serata di ieri il tavolo a Palazzo Chigi tra governo e sindacati sull’ex Ilva. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato che, a causa dei lavori necessari per la decarbonizzazione degli impianti, dal primo gennaio 2026 circa 6mila lavoratori dello stabilimento di Taranto saranno messi in cassa integrazione straordinaria (Cigs). Già da dicembre, ha spiegato il ricorso alla cassa integrazione passerà da 4.550 a circa 5.700 unità, per consentire la rimodulazione delle attività.
Secondo i dati dei sindacati, l’organico effettivo dell’ex Ilva conta 7.938 dipendenti: 5.371 operai, 1.704 quadri e 863 equiparati. Una decisione che ha scatenato la dura reazione delle organizzazioni sindacali, che accusano il governo di voler portare lo stabilimento alla chiusura.
Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, ha parlato apertamente di “piano di chiusura”. “Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è alcun sostegno concreto al rilancio e alla decarbonizzazione. Come Fim, Fiom e Uilm – ha dichiarato – abbiamo deciso di andare tra i lavoratori per spiegare che contrasteremo questa scelta con tutti gli strumenti possibili”.
Sulla stessa linea il segretario della Uilm, Rocco Palombella, che ha definito il piano del governo “inaccettabile”: “Non c’è nulla, né un piano industriale. È un progetto che parte dal presupposto di portare alla chiusura dell’ex Ilva. Noi non vogliamo essere complici di questa scelta”. Palombella ha aggiunto che i sindacati hanno deciso “consapevolmente e con responsabilità di interrompere il confronto” e di “ascoltare i lavoratori”.
Per Fim-Cisl, la situazione è “drammatica”. Il segretario Ferdinando Uliano ha denunciato che “si fa cassa sui lavoratori”, criticando la decisione del governo di collocare in cassa integrazione altre 1.200 persone “senza un piano di rilancio chiaro e con la prospettiva di fermare attività essenziali come batterie e cokerie”.
Da Palazzo Chigi è arrivato il “rammarico” per la decisione dei sindacati di interrompere il confronto, ribadendo però la disponibilità dell’esecutivo a “proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti, anche quelli più controversi”. Durante il tavolo, infine, è emerso che un nuovo operatore sarebbe interessato all’acquisto del polo siderurgico di Taranto: i soggetti in trattativa salirebbero così a quattro.
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