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Expo 2030 a Riad, solo terza Roma. Il successo di bin Salman macchiato dalla violazione dei diritti umani

di Angelo Vitale -


Delegati alle mani a Parigi, in attesa del voto che deciderà la sede di Expo 2030: solo queste, alla fine, le “sorprese” che prometteva tra tanti misteri il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri. Riad ottiene 119 voti dall’Assemblea generale del Bie per l’Expo 2030, uno in meno dei 120 necessari per avere i due terzi. Busan è seconda con 29 voti, Roma solo terza con 17. Il primo a commentare su X, Carlo Calenda: “Un’occasione persa per Roma ma anche per Expo. Una candidatura nata male e sostenuta peggio. Che peccato”. Ma verranno altri commenti. E altre polemiche su una candidatura avanzata per una Capitale che non riesce a risollevarsi dai suoi storici mali.

Nel primo pomeriggio, più che scintille tra sauditi e sudcoreani mentre, a pochi minuti dall’inizio dell’Assemblea generale del Bie, continua la caccia all’ultimo voto per ottenere l’Expo 2030. A quanto raccontano alcune fonti presenti al Palais des Congres di Issy-les-Moulineaux, rappresentanti del comitato promotore di Riad e di Busan sarebbero quasi venuti alle mani per l’ultimo tentativo di “accaparrarsi” il voto dei 182 delegati, che sono stati strattonati prima di entrare nella sala dove si terrà la presentazione delle tre città candidate. “Don’t touch me, non toccatemi”, replicavano alcuni di loro, seccati per l’aggressività” dell’approccio di chi li avvicina.

Sull’esito finale, aveva cantato già vittoria l’Arabia Saudita a leggere le parole del ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan che ritiene di avere dalla sua parte un numero di Paesi superiori a quelli necessari per ottenere la maggioranza al primo colpo: “Sono grato ai circa 130 Paesi che hanno già annunciato il loro sostegno alla candidatura del regno per Expo 2030”, aveva detto durante la presentazione della candidatura di Riad.

Per il voto all’Italia -nelle ultime ore anche la decisione di Israele per appoggiare la candidatura di Roma – l’appello al voto dal nostro Paese di tanti testimonial, fino a Jannik Sinner. Per tutti, quello della premier Giorgia Meloni: “Votare per Roma significa costruire insieme il nostro futuro. Scegli Roma, portiamo la storia nel futuro”. Ora, per Roma, ritorna la più impegnativa agenda quotidiana dei mille problemi da affrontare.

L’assegnazione a Riad come sede di Expo 2030 rappresenta un successo per Mohammed bin Salman, il leader di fatto dell’Arabia Saudita, ed una spinta ulteriore alla realizzazione di ‘Vision 2030’, l’ambizioso programma per diversificare l’economia del regno e ridurre il ruolo del petrolio. La vittoria è stata fortemente osteggiata dalle organizzazioni per i diritti umani, che denunciano un’operazione di maquillage di Mbs – l’acronimo con cui l’erede al trono è conosciuto in Occidente – per costruire una nuova immagine del regno, “sfregiata” dall’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel 2018 e dagli abusi sui diritti civili.

Riad Expo 2030, il cui tema è ‘L’era del cambiamento: insieme per un futuro lungimirante’, sarà solo uno dei grandi eventi internazionali che la monarchia del Golfo ospiterà nei prossimi anni. Già forte di imponenti investimenti sportivi – dalla F1 al calcio con la proprietà del Newcastle – l’Arabia Saudita, che solo per l’Expo ha stanziato 7,8 miliardi di dollari, continua a rafforzare la sua posizione sulla scena mondiale, sfruttando lo sport come strumento di soft power. Il regno, che di recente ha ingaggiato l’ex ct Roberto Mancini, ospiterà nel 2027 la Coppa d’Asia di calcio.

Una sorta di prova generale in vista dei Mondiali che, dopo il ritiro della candidatura dell’Australia, si disputeranno nella monarchia del Golfo nel 2034. Nello stesso anno a Riad si terrà la 22esima edizione dei Giochi asiatici. Nel 2029, invece, il regno ospiterà i Giochi invernali asiatici, con centinaia di miliardi di investimenti previsti per un Paese dove la neve non è certo familiare.


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