Cronaca

Favori a imprenditori, arrestato comandante carabinieri di Prato

di Rita Cavallaro -


Si sarebbe messo a disposizione degli interessi di imprenditori italiani e cinesi, in cambio di favori che prevedevano perfino l’accesso abusivo ai sistemi informatici, per fornire informazioni riservate a fronte di pagamenti. L’ultimo caso di intrusione nei sistemi analisti, dopo lo scandalo del dossieraggio all’Antimafia che ha infiammato la scena politica negli ultimi mesi, è venuto alla luce ieri, con l’arresto di un altro servitore dello Stato, un alto ufficiale secondo gli inquirenti al soldo di interessi privati. In manette è finito il tenente colonnello Sergio Turini, 55 anni, comandante provinciale dei Carabinieri di Prato. Insieme a lui è agli arresti domiciliari anche l’imprenditore 66enne Riccardo Matteini Bresci, socio di maggioranza del Gruppo Colle di Usella che opera nel settore tessile, nonché il torinese Roberto Moretti, 66 anni, titolare di un’agenzia di investigazioni private. È questo il risultato di un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che riporta alla luce il tema della cybersicurezza delle banche dati in uso alle forze dell’ordine.
Il comandante Turini “si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, italiani e cinesi, fornendo informazioni su indagini in corso”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Anna Liguori dietro richiesta della Procura antimafia di Firenze. Nel dispositivo sono state formalizzate, a carico del tenente colonnello, le pesanti accuse di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. I carabinieri del Ros, che hanno eseguito il provvedimento, hanno infatti accertato che Turini avrebbe fatto ben 99 accessi alle banche dati delle forze di polizia. Le informazioni ottenute illecitamente sarebbero poi state utilizzate dall’ufficiale, dietro compenso, per informare gli amici imprenditori sui movimenti investigativi delle autorità. In parole povere Turini, anziché rispettare il proprio giuramento alla Repubblica, si sarebbe trasformato in una talpa, disposto a rivelare ai suoi contatti le soffiate, che servivano per allertare gli indagati e renderli edotti di ogni mossa degli inquirenti, dei controlli aziendali, delle indagini preventive e dei procedimenti che avrebbe potuto causare problemi e danni alle loro aziende.
In cambio delle azioni che configurerebbero la presunta attività illecita dell’ufficiale dei carabinieri, Mattei Bresci, per sdebitarsi dei favori ricevuti, avrebbe passato sottobanco una somma di oltre 5mila euro che il comandante avrebbe usato per pagare una vacanza negli Stati Uniti fatta dal figlio. L’imprenditore tessile avrebbe, addirittura, fatto pressioni politiche su un sottosegretario, non indagato, per garantirsi la permanenza di Turini nell’incarico di comandante della caserma di Prato. Ma non solo. Le “sbirciatine” illegali alle informazioni contenute nei database informatici, tra cui le Segnalazioni per operazioni sospette e le schede personali con i precedenti penali di diversi soggetti, sarebbero state carpite illegalmente dal colonnello, il quale le avrebbe utilizzate anche per la raccolta di nuovi clienti da indirizzare al titolare dell’agenzia di investigazioni private. Dal canto suo l’investigatore Roberto Moretti, avrebbe ripagato l’amico carabiniere con tre ottime bottiglie di vino pregiato, del valore di quasi 2mila euro. Inoltre, secondo l’accusa del procuratore aggiunto Luca Tescaroli e dei pm Lorenzo Boscagli e Massimo Petrocchi, sostituto a Prato ma applicato per l’inchiesta in questione a Firenze, Turini avrebbe, nello specifico, informato Matteini di alcune delicate indagini coperte da segreto, che la Procura stava effettuando sui dipendenti della sua azienda e su altri imprenditori. Un quadro accusatorio pesante, che delinea comportamenti così esecrabili da spingere il comando generale dei carabinieri ad avviare immediatamente le procedure di trasferimento per Turini, non escludendo di procedere all’allontanamento dall’Arma.


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