Cronaca

Gli insospettabili del boss: presi i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

di Cristiana Flaminio -


Blitz dei carabinieri: finiscono in manette i fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Gli indagati, a vario titolo, sono accusati di aver aiutato il capo di Cosa Nostra a sfuggire ai controlli e a vivere per trent’anni alla luce del sole mentre era ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Nei guai sono finiti un architetto, un radiologo dell’ospedale di Trapani e altre due persone. Tutte e quattro avrebbero fatto parte di una rete capace di offrire a Matteo Messina Denaro una sorta di invisibilità restandosene, tranquillamente, a casa sua.

Il radiologo, che è stato arrestato e trasferito in carcere, è accusato – tra le altre cose – di aver fornito “al sodalizio mafioso le proprie competenze tecnico mediche, relazioni personali e possibilità di movimento all’interno di strutture sanitarie nella qualità di tecnico sanitario di radiologia medica presso l’ospedale di Mazara del Vallo dove tra l’altro Messina Denaro è stato ricoverato da latitante dopo l’insorgenza della malattia oncologica”. In pratica, in piena pandemia, grazie ai suoi “buoni uffici” Matteo Messina Denaro sarebbe riuscito a scavalcare e scalare la lunghissima lista d’attesa ottenendo esami rapidi per verificare le diagnosi oncologiche. Secondo i magistrati sarebbe stato lo stesso radiologo a fornire in ospedale, dopo l’operazione, un cellulare dotato di scheda sim riservata grazie a cui il boss sarebbe potuto restare in contatto con il mondo.

L’architetto, dipendente comunale a Limbiate, in provincia di Monza, avrebbe fornito a Matteo Messina Denaro le sue generalità “al fine di fargli acquistare un’autovettura e un motociclo, sottoscrivere le relative polizze assicurative, compiere operazioni bancarie ed eludere i controlli delle forze dell’ordine assicurandogli in questo modo la possibilità di muoversi in stato di latitanza sul territorio e di contribuire a dirigere il sodalizio”.

La rete di fiancheggiatori del boss Messina Denaro era attiva da decenni. Uno degli indagati, tra le altre cose, è accusato di aver fatto da prestanome per l’utenza telefonica del boss dal 2007 e fino al 2017.


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