Buona la Prima!

Fumo di Londra: Alberto Sordi regista

di Luca Bove -


Il 15 giugno 1920, nasce Alberto Sordi, probabilmente l’attore più prolifico del cinema italiano, con i suoi 160 film interpretati. Nel corso della propria carriera ha costruito il suo tipico personaggio, basandosi sull’osservazione dell’italiano medio, esasperando i difetti e adeguandosi con i mutamenti di una società in perenne evoluzione. Alberto Sordi, come attore, non è stato solo un semplice esecutore, piuttosto un vero autore, aggiungendo sempre qualcosa di suo ai tanti personaggi interpretati. È per questo che nel 1966 realizza il suo primo film da regista: Fumo di Londra.

Una denuncia verso i falsi entusiasmi dell’esterofilia o semplice intrattenimento?

Fumo di Londra, La trama

Dante Fontana, modesto antiquario di Perugia, ha l’occasione di recarsi a Londra per un’asta e così conoscere da vicino la cultura inglese, per la quale stravede. La sua prima preoccupazione è quella di assumere l’aspetto di tipico Lord inglese. Vive un’esperienza emozionante, ma con qualche delusione.

Da attore a regista

Maccaroni… m’hai provocato e io ti te distruggo, maccaroni! Io te magno!”

È il 1954, quando l’Albertone nazionale, nei panni di Nando Mericoni, pronuncia questa celebre battuta nel film Un americano a Roma di Steno. Dopo circa dieci anni, Alberto Sordi fa il grande passo e realizza il suo primo film da regista, Fumo di Londra.

La decisione di diventare regista viene presa in un momento complesso della sua attività cinematografica. È ormai un attore affermato, dopo Un americano a Roma che, indubbiamente segna una tappa fondamentale della sua carriera, ha partecipato, come protagonista o con – protagonista, a una serie infinita di film. Citarli tutti sarebbe impossibile e probabilmente superfluo, e dunque, ci limitiamo ad elencare i titoli più significativi: Bravissimo, Mio figlio Nerone, I pappagalli, Arrivano i dollari, Il conte Max, Racconti d’estate, Il moralista e I magliari.

Tutti film di successo che contribuiscono a consolidare la fama di Alberto Sordi. Ma alcuni anni prima di girare Fumo di Londra, l’attore romano inizia a sentire un certo malessere. Nel 1960, è sotto contratto con De Laurentis e nonostante le ottime condizioni economiche (cento milioni per ogni film), Sordi non è contento, perché non si sente artisticamente autonomo.

C’è, però, anche dell’altro che rattrista l’Albertone nazionale. L’attore, infatti, non perdona al suo produttore la mancata chiamata di Pietro Germi per Divorzio all’italiana, il regista, infatti, sceglie Marcello Mastroianni.

Il malcontento di Sordi aumenta poi, quando i suoi ultimi film, Il maestro di Vigevano e Il disco volante fanno fiasco al botteghino. Una volta concluso il contratto che lo legava con De Laurentis, decide di girare un film tutto suo, così, dice in un’intervista, “se va male l’unico responsabile sono io”.

Alberto Sordi a Londra

L’idea di girare un film a Londra nasce l’anno prima, quando si trova nella capitale inglese per partecipare al film diretto da Ken Annakin, Quei temerari sulle macchine volanti. Qui l’attore e ormai prossimo regista ha modo di conoscere l’Inghilterra e gli inglesi, tanto diversi dagli italiani. Con l’aiuto di un esperto sceneggiatore come Sergio Amidei scrive la sceneggiatura di un film con alcuni meriti, ma tanti dubbi.

Dante Fontana, l’antiquario protagonista di Fumo di Londra, interpretato da Alberto Sordi, è finalmente a Londra, città tanto amata. Qui si tuffa nella cultura inglese, cercando, goffamente, di imitare abbigliamento e modo di fare. Non è la prima volta che Sordi interpreta un suo personaggio in un contesto non italiano. Già è successo in Il conte Max, I magliari e soprattutto Il diavolo di Gian Luigi Polidoro, film vincitore dell’Orso d’Oro, l’unico riconoscimento internazionale per una pellicola con protagonista Alberto Sordi.

Per questi titoli la scelta di girare all’estero era dettata soprattutto da ragioni produttive. All’epoca, infatti, sono tantissime le con – produzioni, per ridurre i costi e per assicurarsi il pubblico di due paesi diversi. Per quanto riguarda Fumo di Londra, invece, decidere di utilizzare Londra come location è una scelta artistica.

Fumo di Londra: luci e ombre

L’Italia non è più quella del dopoguerra, il boom economico è ormai una realtà e il tipico personaggi di Sordi, un po’ cattivo pronto ad arrangiarsi in ogni occasione ai danni del prossimo non fa più presa sul pubblico. Sordi lo capisce e decide di trasferirsi all’estero per dirigere il suo primo film. Il risultato, però, non è quello sperato.

Nonostante l’ottima interpretazione dell’attore – regista, premiata con un David di Donatello come Miglior attore protagonista, il Dante Fontana di Fumo di Londra non riesce a scollarsi di dosso i precedenti personaggi, uno su tutti l’edicolante Alberto Boccetti de Il conte Max. Con la stessa goffaggine, l’antiquario di Perugia cerca di nascondere la sua ignoranza nei confronti dell’etichetta della nobiltà inglese e il giro di porto con i Lord assomiglia davvero troppo alla partita di bridge con la baronessa di Vallambrosa.

La maggior pecca di Fumo di Londra è la mancanza di una trama. Nel film non succede nulla di particolare e si riduce a essere una descrizione, dal punto di vista italiano, dei costumi della società inglese. L’incontro con la giovane e spregiudicata Elizabeth, interpretata da Fiona Lewis, per esempio, dovrebbe rappresentare il nucleo narrativo del film, purtroppo si riduce a una breve parentesi e le sue conseguenze conducano a un riduttivo e semplicistico ritratto sui giovani londinesi.

Nonostante tutto ciò, Fumo di Londra riceve un’ottima accoglienza da parte del pubblico italiano, con un buon successo anche all’estero, dove è distribuito con il titolo Thank You Very Much.

La critica invece non è entusiasta, ma comunque a parte qualche sparuta recensione di stroncatura senza appello, Fumo di Londra è considerato tutto sommato un buon film, con la speranza di rivedere Sordi alla prova con la sua seconda regia, che arriva sempre nel 1966, Scusi, lei è favorevole?

Come regista, poi, Alberto Sordi realizza in tutto 18 film, senza mai abbandonare la sua principale attività come attore.

Oggi, a distanza di quasi sessant’anni dall’esordio di Sordi dietro la macchina da presa, la pellicola ci appare indubbiamente piatta, priva di emozione. Fumo di Londra, però, è prezioso per aiutarci a comprendere il difficile rapporto dell’Albertone nazionale con il mondo della critica e la produzione cinematografica italiana di allora.

Alberto Sordi non vede di buon occhio i giovani cineasti impegnati politicamente, che mettono in pericolo il suo tipico personaggio, tanto amato dal pubblico e tanto imitato dai colleghi e con Fumo di Londra vuole imporre la sua figura come un autore autonomo, capace di interpretare al meglio il pensiero dell’italiano medio e per il suo esordio alla regia decide di procedere in questo senso, apparendo scandalizzato difronte ad alcuni comportamenti degli inglesi.

Fumo di Londra è sostanzialmente un reportage dedicato alla società inglese. Il novello regista mostra i diversi strati sociali, nobiltà e borghesia. Il suo sguardo è discreto ed è questo il punto di forza dell’intera pellicola, che ci permette di attribuire un Buana la Prima per il primo lungometraggio diretto da Alberto Sorsi che si inserisce, con qualche riserva, nel filone della commedia di costume.


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