Cultura & Spettacolo

Gabriella Pession: “La porta rossa mi ha aperto il cuore”

di Nicola Santini -


Attesissimo finale di stagione e conclusione di tutta la serie per La Porta Rossa in onda domani in prima serata su Rai 2. Gabriella Pession, protagonista della fiction assieme a Lino Guanciale, si racconta a L’Identità e traccia un bilancio più che positivo di un’esperienza umana, prima ancora che professionale, che ha segnato tutta la sua vita.
Gabriella, com’è stato tornare sul set de La Porta Rossa?
È stato emozionante. La Porta Rossa rappresenta un capitolo importante e speciale della mia carriera e della mia vita. Lo stesso vale per i miei colleghi. Sono trascorsi sei anni da quando abbiamo messo piede la prima volta su questo set e in mezzo c’è tutta una vita. Ci sono stati matrimoni, nascite, perdite, lauree, un cammino lungo e denso di soddisfazioni.
Che aria si respirava sul vostro set?
L’atmosfera è sempre stata ludica. Nel vero senso della parola visto che facevamo delle lunghe e agguerrite partite a carte, soprattutto notturne. Nessuno si lamentava, come spesso capita durante la lavorazione, delle attese tra la preparazione di una scena e l’altra. Impiegavamo, infatti, quel tempo per sfidarci a carte e il regista era costretto a venirci a cercare per richiamarci all’ordine. Lino (Guanciale, ndr) è diventato un fratello per me in questi anni. Sul set siamo stati sempre molto complici e solidali l’uno nei confronti dell’altra. Quando giocavamo a carte, invece, eravamo sempre fortemente in competizione. In quei frangenti Lino tira fuori una “cazzimma”, per dirla alla napoletana, che non potete immaginare (ride, ndr).
La Porta rossa è un prodotto davvero innovativo. Quando ti fu proposto per la prima volta quanto tempo hai impiegato prima di dire sì?
Una serie in cui il protagonista muore alla prima puntata è giocoforza avanti anni luce a quello che tradizionalmente vediamo in tv. Il rischio era che il pubblico potesse rimanere disorientato. Invece, questa serie che rappresenta uno spartiacque nel genere fiction ha avuto una forza dirompente sin da subito. Evidentemente l’Italia era pronta a comprenderla e a innamorarsene.
Che effetto ti fa pensare che la serie sia giunta alla fine?
Sono felice, credo che ogni cosa abbia un inizio e una fine. Si tratta dell’evoluzione naturale e perfetta di un racconto che si chiuderà in maniera organica e non stiracchiata. Immaginate che in origine si pensava a una sola stagione. Poi il grande successo ottenuto e la fedeltà che il pubblico ci ha accordato ha cambiato le cose e ne è nata una trilogia.
Anna Mayer, il tuo personaggio, in che cosa ti somiglia?
Come me è animata da un forte senso di ribellione nei confronti di ogni forma di ingiustizia. Così come dal desiderio di arrivare alla verità dietro ogni cosa, scavando in profondità e senza mai fermarsi alle apparenze.
Trieste, la città in cui è ambientata questa serie, riveste un ruolo fondamentale nel vostro racconto…
Ha una sua anima e una sua umanità, viva e vitale. Trieste è davvero una delle protagoniste di questo prodotto televisivo. Anzi, a ben vedere, è la vera protagonista. È una città dalla bellezza dirompente che è stata raccontata benissimo dal nostro ex regista Carmine Elia e ora da e Gianpaolo Tescari. E poi, sarà forse per la sua storia o per la sua posizione geografica, ma è sul serio accogliente e aperta. Anche nei confronti dei set. Non capita sempre. Mi è successo talvolta di girare in posti in cui la gente prendeva a calci le macchine da presa per farsi largo.
In futuro, quali progetti ti attendono?
Sto scrivendo un film ispirato, sia pure un po’ alla larga, al rapporto tra me e mio padre. Racconterò un legame fatto di amore, ma anche di incomprensioni, distacchi e assenze. Un’opera dell’anima per me.
Tuo figlio Giulio è affascinato dal mestiere di mamma e papà entrambi attori?
No, preferisce il tennis e vive il nostro mestiere con un sano distacco. Così come me e mio marito (Richard Flood, ndr) del resto.
Ti piacerebbe diventare nuovamente mamma?
Moltissimo. Avessi incontrato mio marito prima, probabilmente ora avremmo già molti figli. Mi piace stare a casa insieme, cucinare e non credo ci sia nulla di più bello che vedere un esserino che cresce.

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