Gaza, governi occidentali tagliano i fondi all’Unrwa
La Unrwa, l’agenzia per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi delle Nazioni Unite è stata fondata nel 1949, e opera a Gaza, in Cisgiordania, in Siria, in Libano e in Giordania, prendendosi cura dei 700.000 palestinesi. Ora, per via delle accuse riguardanti alcuni membri del personale dell’Unrwa potenzialmente coinvolti negli attacchi del 7 ottobre contro Israele, l’assistenza umanitaria su cui fanno affidamento due milioni di abitanti di Gaza potrebbe finire, poiché diversi governi occidentali hanno deciso di sospendere i loro finanziamenti.
La missione attualmente gestisce rifugi per gli sfollati e distribuisce gli unici aiuti che Israele sta permettendo di entrare; inoltre fornisce infrastrutture e strumenti chiave per la vita quotidiana che a Gaza mancano a causa dei lunghi cicli di violenza, assedio e impoverimento. Gestisce strutture mediche ed educative, tra cui centri di formazione per insegnanti e quasi 300 scuole primarie, oltre a produrre i libri di testo che educano i giovani palestinesi. Solo a Gaza impiega circa 13.000 persone.
Nel 2018, l’amministrazione di Donald Trump, un convinto sostenitore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha cessato del tutto il sostegno finanziario all’Unrwa, definendo l’organismo “irrimediabilmente imperfetto”.
Ora, con diversi governi occidentali che hanno congelato i loro finanziamenti, l’agenzia è di nuovo in guai potenzialmente seri, con implicazioni significative per i 5,3 milioni di rifugiati palestinesi registrati presso di essa. Gli Stati Uniti – tra i Paesi che hanno tagliato i fondi – sono il suo principale donatore, contribuendo con circa 340 milioni di dollari nel 2022. La Germania, che ha anche sospeso i finanziamenti, è il secondo maggior donatore.
Nonostante la sospensione dei fondi, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, si è preoccupato di sottolineare che le violazioni di una manciata di membri del personale “non dovrebbero mettere in discussione l’intera agenzia”, che, ha aggiunto, ha “contribuito a salvare letteralmente migliaia di vite a Gaza. Fanno un lavoro importante”. Il ministro degli Esteri israeliano ha etichettato l’Unrwa come “il braccio civile di Hamas” e ha detto che non dovrebbe avere un ruolo nella Gaza post-conflitto, il che solleva la domanda: se alle Nazioni Unite non sarà permesso di raccogliere i pezzi di un territorio in frantumi, chi lo farà?
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