Economia

Giorgetti non stronca il Patto: “Almeno è un passo avanti”

di Giovanni Vasso -

epa11288868 Italian Minister of Economy and Finance Giancarlo Giorgetti attends the 49th meeting of the International Monetary and Financial Committee (IMFC), during the 2024 Spring Meetings of the IMF and the World Bank Group (WBG) in Washington, DC, USA, 19 April 2024. The Spring Meetings bring together finance ministers and central bank governors from around the world and run from 15 to 20 April. EPA/MICHAEL REYNOLDS


Non è né stanco né amareggiato il ministro Giorgetti, il voto sul Patto di stabilità in Europa non l’ha scalfito e nemmeno lo faranno le polemiche politiche provenienti dalla minoranza. Nessun partito italiano, a Strasburgo, ha detto “sì” al Patto che, per Giancarlo Giorgetti, “è sicuramente un compromesso e non è la proposta italiana che il sottoscritto ha portato avanti”. Ma che, comunque, è meglio di niente: “Quando si è in ventisette a discutere bisogna ottenere quello che è possibile e ciò che è stato ottenuto è un passo avanti rispetto alle regole che sarebbero entrate in vigore l’anno prossimo”. Insomma, Giorgetti non è così catastrofico. E, anzi, per il titolare del Mef è l’occasione per tornare a randellare sui temi più scottanti della politica economica nazionale: “Il Patto – afferma Giorgetti – certamente non risponde ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello Lsd: lassismo, debito e sussidio”. Una mazzata diretta, nemmeno troppo velatamente, al Movimento Cinque Stelle e al “suo” Superbonus: “Il modello, credo, sia quello che ha fatto grande questo Paese dal dopoguerra: sacrificio, investimento e lavoro. Questo è il pensiero del governo. Che bello il superbonus che fa schizzare il Pil, brutto invece se crea il dilemma a chi deve prendere decisioni se mettere i soldi sul superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola alla cultura. Purtroppo chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di mettere questi soldi sul superbonus e toglierli a qualcun altro e alimentare il debito”.
Il Giorgetti-pensiero è condiviso dalla maggioranza e nemmeno all’interno del suo stesso partita, la Lega. Dal Carroccio, si è alzata la voce critica di Claudio Borghi secondo cui “il nuovo Patto fa schifo”. Criticità che, però, non impattano sull’operato del governo o del ministro Giorgetti bensì sulla farraginosità e sulle “solite” regole (non scritte) delle estenuanti mediazioni europee. Borghi, ad Affari Italiani, ha spiegato le ragioni che hanno spinto il Carroccio ad astenersi sulla proposta presentata al Parlamento Europeo: “Quando c’è un voto di astensione in Ue vuol dire che ci sono aspetti negativi e altri positivi. Quelli positivi sono che si tratta di un compromesso migliore delle regole pre-Covid, ottenuto durante le negoziazioni a cui ha partecipato per l’Italia il ministro Giorgetti, gli aspetti negativi sono che il nuovo Patto di Stabilità fa schifo”. Quindi il parlamentare leghista è entrato nello specifico della vicenda denunciando il “gioco” politico, o meglio l’aut-aut che si è prodotto con il voto a Strasburgo: “Si tratta della solita cosa congeniata dall’euro-burocrazia che non è per niente quello di cui avremmo bisogno per recuperare la crescita economica persa in questi anni. Se si vota a favore vuol dire che lo si condivide, se si vota contro vuol dire riconoscere che erano meglio le regole precedenti, cosa che oggettivamente non è, ecco perché si è arrivati all’astensione unitaria del centrodestra, anche per non arrivare al voto in ordine sparso”. Insomma, meglio non averci a che fare.
Tornando a Giorgetti, il ministro, dopo aver scherzato sul fatto di non essere stanco, s’è tolto un sassolino dalla scarpa rievocando le lunghe settimane di trattativa sul Patto e strigliando le minoranze: “L’opposizione alla proposta italiana non arrivava da governi pericolosamente sovranisti, governati da amici della Lega o di Fratelli d’Italia, tutt’altro: mi sembra che qualcuno sia anche di gruppi di riferimento dell’opposizione”. Quindi il ministro s’è rivolto al Parlamento, e non solo, gonfiando il petto d’orgoglio: “Penso che questo governo abbia meritato la fiducia prima di tutto del popolo e vedendo risultati elettorali mi sembra che ci sia. In una democrazia parlamentare la fiducia del Parlamento, e mi sembra che questa ci sia. E in una democrazia parlamentare con un debito alto come quello italiano è molto importante anche la fiducia dei mercati e questa l’abbiamo meritata”.


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