Economia

Giorgetti “spalma” il Superbonus: “Dieci anni”

di Giovanni Vasso -

Il ministro dell Economia, Giancarlo Giorgetti, durante l audizione in Commissione Bilancio alla Camera, Roma, 3 aprile 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI


Spalmatura obbligatoria: Giorgetti assicura che il Superbonus sarà diluito in dieci anni. Ma i costruttori sono già sul piede di guerra. Quella di ieri è stata (l’ennesima) giornata campale sul fronte del bonus edilizio. In mattinata, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti s’è presentato alla Commissione finanze del Senato dove ha spiegato ai parlamentari, per filo e per segno, quello che il governo si aspetta, o sarebbe meglio dire si auspica, dal nuovo decreto Superbonus. In linea di principio, il progetto dell’esecutivo punta a stringere, ancora di più, le deroghe al divieto di cessione e sconto in fattura, limitandole esclusivamente alle zone alluvionate o terremotate, in via del tutto eccezionale al Terzo settore e ai lavori per l’abbattimento di barriere architettoniche. Un’altra idea riguarda il coinvolgimento dei Comuni che potranno essere schierati, in prima fila, per far le pulci ai cantieri. Per allettare gli Uffici tecnici comunali e i comandi delle centinaia di polizie locali italiane, il governo punterebbe a lasciare, nelle casse degli enti locali, fino al 50 per cento delle sanzioni eventualmente irrogate. Contestualmente, si potrebbero riaprire i termini per accedere, in caso di errori sostanziali nei dati di comunicazioni, alla remissione in bonis, ossia una sorta di auto-rettifica da parte dei contribuenti concessa in cambio di una piccola sanzione. Quest’ipotesi, avanzata in un emendamento dal gruppo di Fratelli d’Italia, si estenderebbe fino alle comunicazioni datate 4 aprile.

Ma questi e altri provvedimenti saranno messi, nero su bianco, in un emendamento, che verrà presentato su iniziativa diretta del governo. Il tema dei temi, però, è sempre lo stesso. I soldi, o meglio la valanga dei crediti che Giorgetti tenta a tutti i costi di fermare. Il ministro ha le idee chiare. E a chi, tra i giornalisti che lo attendevano per una dichiarazione a margine dell’incontro istituzionale, ha dato di che scrivere: “La spalmatura su dieci anni? Non è un’ipotesi ma un obbligo”. Evoca, Giorgetti, un’immagine forte, quella del Vajont. Non si transige, non ci sono più spazi di manovra. E difatti il titolare del Mef mette già il veto su ogni iniziativa aperturista e manda un avviso fin troppo chiaro agli alleati del centrodestra (leggi Forza Italia): “Gli emendamenti parlamentari, come avvenuto in passato, di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione”. Già che c’era, Giorgetti ne ha approfittato anche per tirare le orecchie a Palazzo Koch. “La valanga era già partita”, ha affermato Giorgetti commentando la nota di Bankitalia per cui, in caso di ennesimo fallimento, si dovrebbe mettere fine, una volta e per tutte, al Superbonus. E ha aggiunto: “Sarebbe stata gradita se l’indicazione fosse stata fatta prima, magari nel 2021, nel 2022 o nel 2023. Arriva nel 2024, quando il governo esattamente sta procedendo a fare questo”. Bellicoso, Giorgetti. Deciso, una volta e per tutte, ad avere la meglio su quella che oramai è divenuta la sua “nemesi” politica.

Ma le parole del ministro non hanno fatto piacere ai costruttori. L’Ance aspetta di leggere i documenti ma la presidente Federica Brancaccio, all’Ansa, ha escluso la “retroattività”. Perché, ha spiegato, “avrebbe un effetto devastante per le imprese, per le banche, per i cittadini”. È stata espressa preoccupazione anche da Cna Costruzioni. Che in una nota ha deplorato “l’introduzione dell’obbligo di spalmare da quattro-cinque a dieci anni il periodo di utilizzo dei crediti e il blocco a qualsiasi emendamento parlamentare sulle deroghe”. La Confederazione ha bollato le proposte avanzate da Giorgetti come “misure penalizzanti per le imprese del settore che stanno vivendo una fase di difficoltà a causa della congiuntura economica”. Per i costruttori Cna, infine, “le parole del ministro in Commissione finanze sembrano invece escludere che l’obbligo a dieci anni possa avere carattere retroattivo. Sarebbe dirompente per imprese e cittadini calpestando un diritto acquisito”.


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