Una causa legale negli Stati Uniti per Starbucks e il suo fornitore di caffè in Brasile, accusato per i suoi “schiavi”. Otto lavoratori brasiliani chiedono fino a 1 miliardo di reais per presunte condizioni di lavoro “simili alla schiavitù”. La vicenda riapre il dibattito su responsabilità delle grandi catene nella filiera. Starbucks ribadisce impegni etici e programmi di controllo. Il caso mette sotto pressione il colosso del caffè e la sua immagine globale.
Una causa pesante per Starbucks e la filiera brasiliana
Otto lavoratori brasiliani, identificati come John Doe 1-8, hanno presentato una causa civile negli Stati Uniti contro Starbucks sostenendo di essere stati sottoposti a traffico di esseri umani e lavoro forzato su piantagioni di caffè legate alla multinazionale. L’azione, depositata nel tribunale federale della Carolina del Nord, chiede risarcimenti che potrebbero arrivare fino a 1 miliardo di reais (circa 180 milioni di euro), secondo le richieste riportate nel documento giudiziario.
Dove e come è nata la controversia
La causa si focalizza sulle pratiche lavorative in piantagioni di caffè nello stato brasiliano di Minas Gerais, dove alcuni lavoratori sarebbero stati reclutati con promesse di condizioni dignitose, ma poi avrebbero lavorato senza paga adeguata, in alloggi fatiscenti e con turni estenuanti, finendo per essere liberati solo dopo interventi delle autorità brasiliane.
I campi interessati sono collegati alla cooperativa Cooxupé, tra i principali fornitori di Arabica esportato dalla multinazionale.
Chi sono i protagonisti e le reazioni
I querelanti non vengono chiamati per nome per timore di ritorsioni, ma l’organizzazione che li assiste, International Rights Advocates, sostiene che molti erano stati ingannati dalla prospettiva di un lavoro dignitoso, per poi trovarsi in condizioni analoghe alla schiavitù.
Terry Collingsworth, fondatore di IRA, ha commentato che “i consumatori pagano prezzi elevati per un caffè raccolto da lavoratori sfruttati”, definendo la situazione “moralmente ripugnante”.
Anche l’Ong Coffee Watch ha depositato una petizione presso il governo Usa per impedire l’importazione di caffè prodotto con lavoro forzato.
Starbucks risponde: impegni e standard etici
Starbucks ha risposto alle accuse ricordando il proprio programma di approvvigionamento etico chiamato C.A.F.E. Practices, lanciato nel 2004, che si basa su criteri economici, sociali e ambientali e prevede audit di terze parti per monitorare i fornitori.
La catena sostiene che acquista caffè solo da coltivazioni che soddisfano questi standard e che il programma è continuamente aggiornato per proteggere lavoratori e comunità agricole.
Starbucks afferma inoltre di mantenere centinaia di punti vendita e programmi di supporto alle comunità agricole in Brasile e nel mondo.
Il contesto brasiliano e il tema dei diritti dei lavoratori
Il Brasile è da decenni il maggior produttore mondiale di caffè, ma le operazioni di controllo sul lavoro agricolo hanno portato alla luce spesso casi di sfruttamento, con lavoratori salvati da condizioni analoghe alla schiavitù e inseriti nelle liste ufficiali delle autorità del lavoro.
La questione dei diritti dei lavoratori nei campi ha un peso storico e sociale nel Paese, rendendo il caso contro Starbucks solo uno dei più visibili in un contesto più ampio di riforme e pressioni internazionali.
Implicazioni economiche e d’immagine per il colosso del caffè
La causa legale non pesa soltanto sul fronte giudiziario. Starbucks opera con oltre 40.000 negozi nel mondo e la sua reputazione è legata anche all’immagine etica e sostenibile che promuove a livello globale. La vicenda brasiliana richiama l’attenzione sulla responsabilità delle grandi catene nel monitoraggio delle catene di fornitura e sull’importanza per i consumatori di conoscere le condizioni di lavoro dietro i prodotti.
Curiosità e evoluzione della storia
Questo episodio ha generato dibattito non solo tra attivisti e consumatori, ma anche tra investitori e partner commerciali della catena. Alcuni esperti di settore osservano che casi simili di responsabilità sociale possono influenzare scelte di consumo e strategie di marca, spingendo marchi globali a rafforzare audit, trasparenza e impegni pubblici sui diritti dei lavoratori.
Leggi anche Scioperi negli Usa contro il colosso del caffè