Esteri

Hamas-Israele è gelo in Egitto, fuga da Rafah

di Ernesto Ferrante -


Fumata nera al Cairo. Hamas ha fatto sapere che i colloqui sono finiti e che Netanyahu è tornato al punto di partenza. Una fonte israeliana citata da Haaretz ha riferito che non c’è stata “una svolta” nei negoziati. Poche ore prima il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, si era mostrato ottimista: “Se gli Usa e i paesi Occidentali manterranno le loro promesse e aderiranno davvero al cessate il fuoco in questa fase, tutto è pronto per un cessate il fuoco stabile e una soluzione per la crisi di Gaza”. “Ci siamo concentrati sull’attuazione di un cessate il fuoco a Gaza, sulla base di un accordo non scritto con gli stati Occidentali, che ci hanno assicurato che si sarebbero mossi in quella direzione, e speriamo che mantengano il loro impegno”, aveva spiegato Amirabdollahian, prima di attaccare Netanyahu: “Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e alcuni estremisti hanno fatto tutto il possibile per prolungare la guerra a Gaza, perchè sanno che dovranno affrontare una nuova crisi nei territori occupati dopo il cessate il fuoco e la fine del conflitto”. “Muro” israeliano anche rispetto alla soluzione dei “due Stati”. “Riconoscere uno Stato palestinese dopo il 7 ottobre significa premiare Hamas che ha ucciso oltre 1.000 israeliani”, ha detto il ministro degli esteri Israel Katz, aggiungendo che “significa dare un premio al regime iraniano. Significa vivere con la possibilità di un altro 7 ottobre”. Secondo Katz, l’unico modo per “promuovere la pace sono negoziati diretti, nell’ambito di un processo di normalizzazione regionale”. L’Idf ha “presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno”. Ad annunciarlo è stato il portavoce militare Daniel Hagari al quotidiano Yedioth Ahronot. “Circa 50.000 persone” hanno lasciato la città di Rafah dopo l’ordine di evacuazione arrivato da Israele. Lo ha dichiarato alla Cnn il vice direttore per gli Affari a Gaza dell’agenzia Onu Unrwa, Scott Anderson. L’Unrwa sostiene in una nota che, contrariamente a quanto annunciato dallo Stato ebraico, entrambi i valichi verso l’enclave palestinese di Kerem Shalom e Rafah restano chiusi. L’agenzia ha sollecitato la loro immediata riapertura.


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