Esteri

Hamas mantiene la promessa: rilasciato l’ostaggio Alexander

di Ernesto Ferrante -


Hamas ha liberato Edan Alexander, l’ostaggio israelo-americano trattenuto per 580 giorni nella Striscia di Gaza. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di un colloquio telefonico, ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per il supporto garantito nelle trattative che hanno portato al rilascio di Alexander.

Decine di persone hanno marciato a Tel Aviv da Piazza degli ostaggi alla sede diplomatica Usa. I manifestanti hanno chiesto un accordo immediato che ponga fine al conflitto e riporti a casa le persone ancora prigioniere dei miliziani nell’enclave palestinese.

Netanyahu ha respinto le voci di contrasti con Trump alimentate dal leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid Lapid e ha scritto su X che il suo rapporto con il tycoon è “eccellente”. Il premier ha anche dato disposizioni affinché una delegazione di Tel Aviv sia presente a Doha, in Qatar. Lo ha riferito l’ufficio del primo ministro in una nota, sottolineando che nel suo incontro avvenuto in precedenza con l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, e l’ambasciatore Mike Huckabee, sono stati discussi gli ultimi sforzi per attuare lo schema per il rilascio degli ostaggi presentato da Witkoff.

L’intera popolazione di Gaza è a rischio critico di carestia, mentre ben 500.000 persone potrebbero morire di fame. A rivelarlo è uno studio dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), da cui emerge il grave peggioramento della situazione rispetto alla valutazione di ottobre. L’ultimo rapporto ha analizzato il periodo dal 1° aprile al 10 maggio di quest’anno e ha fornito proiezioni fino alla fine di settembre.

In Israele si è infiammato lo scontro politico alla Knesset. I partiti ultraortodossi israeliani continueranno ad astenersi dal voto sulle proposte legislative della coalizione di governo, in segno di protesta contro il mancato avanzamento della legge sull’esenzione dalla leva militare per i membri delle loro comunità.

Sia lo Shas che United torah judaism (Utj) avevano già annunciato l’intenzione di boicottare le votazioni durante la sessione di mercoledì scorso, come forma di dissenso rispetto alla questione della leva militare obbligatoria, da cui gli ebrei più osservanti (Haredi) sono tradizionalmente esentati.

Yaakov Asher, un deputato dell’Utj, in un’intervista per il sito Kikar HaShabbat, ha avvertito che in caso di mancata approvazione entro il 27 luglio, il suo partito di appartenenza non farà più parte dell’esecutivo. In seguito alla presa di posizione, diverse proposte di legge della coalizione sono state rimosse dall’agenda parlamentare.


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