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I 150 anni di Pirelli: la festa e il racconto della sua storia

di Giancarlo Cartocci -


Il Piccolo Teatro di Milano è stata la location per festeggiare le 150 candeline del mitico marchio Pirelli.  Una celebrazione-evento condotta da Ilaria D’Amico, che ha raccontato un percorso che attraversa tre secoli vissuti da Pirelli nel segno di ciò che la distingue maggiormente: la dimensione internazionale, le fabbriche, il rapporto con la cultura e con gli artisti, la creatività nella comunicazione, la presenza nello sport e nel motorsport, la costante ricerca di innovazione e l’avanguardia tecnologica.

Un racconto teatrale a tutto tondo che ha riunito testimonianze, voci e immagini per rappresentare una storia che è iniziata il 28 gennaio 1872.

A ripercorrere i momenti più significativi, Ferruccio De Bortoli, Stefano Domenicali, Paolo Mieli, Renzo Piano, Ferruccio Resta e Annamaria Testa, a fianco del vp e ceo, Marco Tronchetti Provera, e di Alberto Pirelli, testimone del legame fra la famiglia e l’azienda.

“Oggi – ha detto Tronchetti Provera –  abbiamo voluto percorrere insieme un viaggio nella storia guardando al futuro. Anticipare il cambiamento è quello che Pirelli fa da 150 anni grazie alla solidità della sua cultura di impresa e al suo saper essere sempre protagonista del presente. Elementi che oggi ci consentono di arrivare a questo traguardo con un brand affermato in tutto il mondo. Ci è sembrato importante condividere questo racconto con la nostra città, il nostro Paese e con tutte le realtà e le comunità internazionali con le quali quotidianamente ci confrontiamo. Un grazie a tutte le 30mila persone che ogni giorno in Pirelli costruiscono la nostra storia”.

L’evento del Piccolo è stato anticipato anche da un countdown internazionale che ha preso il via il 24 gennaio da Rio De Janeiro ed è proseguito nei giorni successivi con la proiezione del logo. appositamente creato per i 150 anni e svelato in occasione del lancio del Calendario Pirelli 2022, e degli auguri sui 180 metri della CITI Tower a Shanghai e con un’animazione tridimensionale sulla Nasdaq Tower di Times Square a New York, e su palazzo Venezia che si affaccia tra Via dei Mercanti e Piazza Cordusio a Milano.

Sul palco del Piccolo Teatro, immersi in una scenografia composta da cinque grandi schermi, quattro attori hanno raccontato Pirelli partendo dalla sua storia. Immagini, video, foto del passato e del presente si sono alternati alle voci degli attori, che hanno ripercorso le tappe dell’azienda insieme a Ferruccio De Bortoli, Paolo Mieli, Alberto Pirelli e Marco Tronchetti Provera. Un dialogo incentrato sulle figure di Leopoldo Pirelli e di suo padre Alberto, anche attraverso il ricordo del nipote, e sul ruolo dell’azienda nella modernizzazione e industrializzazione del Paese. Sui suoi successi, ma anche sulle inevitabili difficoltà incontrate sulla sua strada. Un percorso, quello di Pirelli, che prende il via il 28 gennaio 1872 da Giovanni Battista Pirelli, che a soli 23 anni scommette su qualcosa di assolutamente nuovo: la gomma.

All’inizio l’azienda produce isolanti per telegrafi e cavi che connettono i punti più lontani di un’Italia appena nata. Cresce rapidamente in tutto il mondo e realizza oggetti d’uso quotidiano (dalle cuffie ai giocattoli fino agli impermeabili) e coperture per carri e bici in risposta alle prime forme della nuova mobilità. Fin dalla nascita concentrata sull’innovazione, la società punta su prodotti che diventano simboli anche dello sviluppo del Paese. Così come uno dei simboli di Milano diventa il Pirellone, il moderno grattacielo che negli anni ’60 ospita l’azienda prima del trasferimento del suo Headquarters in Bicocca, oggi un vero e proprio campus aziendale.

Anche per Pirelli, però, non mancano gli ostacoli: le mancate fusioni, negli anni ’90, con Dunlop e Continental e il progetto di integrare reti e contenuti nelle telecomunicazioni, perseguito all’inizio degli anni Duemila con Telecom Italia e naufragato per ingerenze esterne. Crisi sempre superate ripartendo dal core business che porta l’azienda a focalizzarsi sui pneumatici.

Un altro aspetto su cui si è insistito molto è stato quello dell’internazionalità. Nata a Milano, Pirelli si è trasformata rapidamente in una multinazionale. Una vocazione che si trova già nei viaggi del suo fondatore prima e dei suoi figli, Alberto e Piero, poi. L’identità è quella di una multinazionale con solide radici in Italia, relazioni industriali d’avanguardia, cura per il welfare e per la formazione.

Il viaggio sul palco del Piccolo Teatro è proseguito esplorando la grande tradizione industriale dell’azienda. Attraverso le sue fabbriche, Pirelli ha messo le radici in tanti Paesi, oggi 12 nel mondo, costruendo stabilimenti luminosi, sicuri e sostenibili. Luoghi più accoglienti con persone che lavorano con passione e un’industria 4.0 fatta di simulatori, intelligenza artificiale e robot come il MIRS inventato dalla stessa Pirelli. Insomma, oggi 18 fabbriche belle ed efficienti che trovano il loro paradigma in quella di Settimo Torinese, progettata e realizzata dall’architetto Renzo Piano che sul palco del Piccolo ha spiegato come coniugare funzionalità e bellezza, competitività e sostenibilità.

In questo percorso, ininterrotto il dialogo di Pirelli con artisti e intellettuali per mantenere uno sguardo sulla società, sulle sue evoluzioni e sulla trasformazione dei costumi. Lo ha fatto e lo fa attraverso linguaggi e strumenti innovativi: la Rivista Pirelli, il Calendario, Pirelli HangarBicocca, le pubblicazioni e le mostre della Fondazione Pirelli, i prodotti di Pirelli Design, il magazine World, i volumi dei suoi bilanci integrati con i contributi di artisti e scrittori.


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