Politica

I catto riformisti

di Adolfo Spezzaferro -

GIULIANO AMATO


Con la polarizzazione del centrodestra verso la destra di governo di Giorgia Meloni da un lato e quella del centrosinistra verso la sinistra del Pd nella versione di Elly Schlein – e la conseguente diaspora dei moderati riformisti dem – scattano le grandi manovre per i cattolici. Ieri ci sono stati due appuntamenti che danno il polso di come quest’area politica si sta riorganizzando per ripartire alla carica. Uno a Roma, all’Istituto Sturzo e uno a San Giovanni Rotondo, al Centro di spiritualità Padre Pio. Con due parterre di tutto rispetto.

 

Due convegni-chiave

 

Nella capitale infatti si sono riuniti il fondatore del Censis Giuseppe De Rita e l’ex presidente del Consiglio e della Consulta Giuliano Amato, con loro i due storici Agostino Giovagnoli e Paolo Pombeni; l’arcivescovo Vincenzo Paglia, uno degli artefici della Comunità di Sant’Egidio; Gennaro Acquaviva, uno dei protagonisti della revisione del Concordato del 1984. Tema dell’incontro: “Ripensare Camaldoli. L’indispensabilità di un impegno grande dei cattolici”. Più esplicito di così non si può: ricreare i presupposti, aggiornati all’attuale scenario politico, per un grande movimento politico cattolico, come fu a Camaldoli nel 1943 con il manifesto programmatico che poi diverrà la linea della Democrazia Cristiana. A San Giovanni Rotondo, invece, si sono ritrovati a discutere del tema “Cattolici democratici: hanno ancora un ruolo?” l’arcivescovo Domenico D’Ambrosio, Raffaele Bonanni, già segretario nazionale della Cisl, e Beppe Fioroni, già ministro, ex fondatore del Pd che ha abbandonato il Nazareno dopo l’arrivo della Schlein.

 

Un nuovo centro che dia voce ai cattolici

Sullo sfondo dunque, oltre alla virata a sinistra del Pd, ci sono il destra-centro di governo e pure un pezzo del fu Terzo polo, Azione di Carlo Calenda (non invitato, almeno per adesso). Acquaviva spiega che allo stato attuale “si tratta di capire se ci siano le condizioni per un nuovo impegno in politica” per i cattolici. “Quindi non solo predicare, ma praticare alcuni valori attraverso l’attivazione di una nuova classe dirigente, che parta da esperienze solidali e generose come quelle del Terzo settore, di Sant’Egidio, della Caritas, dell’Azione cattolica, di tante altre realtà, a cominciare anche dalla rete di quasi 30mila parrocchie. Una forza in grado di fare la differenza, di rimettere nel circuito una politica solidale, preparata, segnata da un impegno civile, ovviamente non clericale”.

Ipotesi Fondazione sostenuta dalla Cei

Tra le ipotesi allo studio, una nuova Fondazione che, col sostegno attivo della Cei, formi una nuova classe dirigente, migliaia di quadri in grado di dar vita a liste civiche che diano corpo (elettorale) alla presenza e all’impegno dei cattolici in politica.
Fioroni spiega bene qual è il progetto: mettere insieme in una vasta area popolari, cattolici e moderati che nel 1994 furono costretti alla diaspora rispondendo alla domanda “con chi ti allei?” e non tenendo al centro le proposte per il Paese.

Europee 2024 il primo banco di prova

Il primo banco di prova è quello delle elezioni europe
e dell’anno prossimo. L’ex dem guarda anche ai civici della Moratti, a Cateno De Luca, Giuseppe De Mita, ma pure a Italia Viva, e a Insieme di Stefano Zamagni. La chiave potrebbe essere la centralità dell’europeismo. Ancora una volta dunque si punterà a declinare i valori del cattolicesimo democratico, dalla parte dei più bisognosi, di chi è rischio soglia di povertà. Con l’intento di riportare alle urne gli elettori cattolici che non si riconoscono nel centrosinistra o nel centrodestra.
I temi spesso divisivi proposti dal Pd made in Schlein di certo riuniscono i cattolici democratici nell’opporsi a utero in affitto, legalizzazione delle droghe leggere e altre derive troppo laiciste. Il collante è anche questo dunque. Come se la molla a riunirsi e quindi a rafforzarsi sia stata proprio la svolta della Schlein più che la vittoria della Meloni, che comunque incarna una destra moderata, conservatrice, di stampo europeo.

Renzi e il laboratorio Puglia

Le cosiddette (sempreverdi) praterie che si sono aperte al centro interessano di certo pure a Italia viva di Matteo Renzi. Un laboratorio a livello regionale potrebbe essere quello della Puglia, visto che il governatore dem Michele Emiliano guarda proprio a Fioroni. Sul territorio pugliese si registra un notevole fermento tra le componenti liberali, riformiste e popolari. Iv intende giocare un ruolo primario nella costituzione di una possibile nuovo centro che includa anche i cattolici democratici. D’altronde lo stesso Fioroni ha riconosciuto in Renzi un interlocutore privilegiato per la costruzione del campo centrista. Ci sono dunque tutti i presupposti per far sì che ciò che forse nascerà in Puglia – non è un caso che ieri si parlasse proprio di questo a San Giovanni Rotondo – possa essere poi allargato su base nazionale. Così come, vista la naturale attitudine alla mediazione insita nei cattolici democratici, non è da escludersi che i mondi di riferimento del convegno all’Istituto Sturzo stiano già dialogando con i fautori del possibile “esperimento” pugliese. Nessuna preclusione a chi viene dal centrosinistra, ma anche a chi viene dal centrodestra. Palla al centro, dunque.


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