Attualità

I veleni dell’acqua. Una sentenza storica

di Ivano Tolettini -


C’è bisogno della gara pubblica per rinnovare le concessioni idriche per produrre l’energia elettrica. La Cassazione è tombale. Un punto fermo nel braccio di ferro tra la Regione Abruzzo e il Comune di Bussi sul Tirino da una parte, e il gruppo della chimica di base Todisco dall’altra. A prevalere è l’interesse pubblico. La sentenza ha ricadute non solo locali, ma in tutta Italia, perché stabilisce il principio che non esiste la proroga tacita delle concessioni dell’acqua a scopi idroelettrici. E nella partita potrebbero entrare a pieno titolo anche i Comuni. L’importante concessione per lo sfruttamento dell’acqua a fini idroelettrici, che consente di avere l’energia elettrica per scopi industriali a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato con un evidente vantaggio competitivo, quando scade non può essere tacitamente rinnovata. Lo stabilisce la Cassazione civile a Sezioni Unite che respinge la richiesta della Società Chimica Bussi (Scb) spa dopo una battaglia legale durata alcuni anni. Un brutto colpo per l’azienda controllata da Gestioni Industriali spa, che fa parte del gruppo Todisco, ed è amministrata da Domenico Greco, che chiedeva l’annullamento della sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche del 17 dicembre 2019.

IL VERDETTO

La sentenza depositata nei giorni scorsi è di rilievo pubblico perché la Regione il 14 gennaio 2019 aveva respinto la domanda della Scb spa che aveva chiesto di completare il procedimento che era stato addirittura instaurato ancora nel lontano 1997 dalla cosiddetta “dante causa” Ausimont, che all’epoca gestiva il sito chimico di Bussi sul Tirino, prima ancora che entrasse in azione la Solvay, che nel 2016 lo aveva venduto al gruppo Todisco, al fine di vedersi prorogata “la concessione di grande derivazione ai fini idroelettrici denominata Tirino Medio” di 30 anni. Se questo fosse avvenuto per l’azienda che fattura una ottantina di milioni di euro ed è guidata dal dott. Greco, fino al 31 ottobre 2049 ci sarebbe stato un consistente risparmio economico. Per i supremi giudici, dunque, quanto stabilito dal Tribunale superiore delle Acque Pubbliche è corretto. Vale a dire che l’autoproduzione prevede la necessità di una “proroga espressa” della concessione, non essendo legittima, perché di questo si stabiliva, la “proroga tacita” come invece sosteneva l’azienda privata. La Scb spa è proprietaria degli impianti del cloro-soda e del clorito, e per l’approvvigionamento di una parte rilevante dell’energia elettrica si avvale della concessione idroelettrica di derivazione Tirino Medio rilasciata, come scrive la Cassazione, in base ad antichi titoli che nel tempo sono stati prorogati fino al 31 ottobre 1982.

LA CONVENZIONE

Nel 1987 Ausimont spa e l’Enel firmarono la convenzione per regolare i rispettivi rapporti e ammodernare la centrale elettrica di Bussi. In quella sede Enel propose ai ministeri dei Lavori Pubblici e dell’Industria la proroga della concessione ad Ausimont fino al 31 ottobre 2019. E il 9 settembre 1997 Ausimont presentò l’istanza ai due ministeri interessati per variare la concessione fino a fine ottobre 2019. Tuttavia, la domanda non venne riscontrata dai ministeri in questione né dalla Regione Abruzzo, la quale con legge del 1998 subentrò per il trasferimento delle competenze amministrative sulla gestione del demanio idrico e sulle concessioni di derivazione idrica.
SOLVAY
Tra il settembre 2009 e l’aprile 2010 Solvay, che era subentrata all’inizio degli anni Duemila ad Ausimont nella gestione del ciclo del cloro-soda nell’impianto di Bussi, chiese ancora alla Regione la proroga della concessione in ossequio alla legge 529 del 1982. E quindi la Scb spa di Todisco e Greco, subentrata alla Solvay Chimica Bussi, rinnovò la richiesta di proroga della concessione il 12 aprile 2018. Tra l’altro, dal 2014 la Regione aveva richiesto alla Solvay il pagamento di un canone aggiuntivo perché la concessione era molto vantaggiosa per il privato. Basti dire che in sede di Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il 9 maggio 2017 emerse che l’energia elettrica a Bussi aveva un costo di 5 volte inferiore ai valori di mercato. E nell’ultimo anno questo vantaggio è aumentato. Si comprende perché Scb spa, che ha avuto un finanziamento pubblico di 15 milioni per la costruzione dell’impianto del clorito, spingesse per il rinnovo. Tuttavia, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche aveva stabilito “la decadenza della ricorrente Scb spa dalla facoltà di agire per far dichiarare il silenzio-inadempimento della Regione sull’istanza di concessione” prevista dalla legge del 1982.

QUATTRO MOTIVI

La Cassazione ha respinto i quattro motivi del ricorso presentato dalla Società Chimica Bussi riaffermando che “non è configurabile una proroga tacita”, come la corte di legittimità si era già espressa nel 2020. Dunque, ancora Ausimont, dante causa di Scb spa, non poteva vantare alcun diritto alla proroga della concessione scaduta ancora nel 1982. Non solo, è stato respinto anche il presunto vizio di legittimità costituzionale sollevato nel ricorso dai legali del gruppo Todisco perché “privo di rilevanza”. Di conseguenza Scb spa è stata condannata al pagamento delle spese legali in favore della Regione. Ma quel che più conta per Pescara è che la concessione deve adesso andare all’asta. “Noi ci saremo”, ha sostenuto di recente sul punto il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta.

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