Editoriale

Il bis di Ursula si allontana

di Adolfo Spezzaferro -


Così commenta una fonte di Bruxelles mentre la von der Leyen è alle prese con controversie e scandali, che mettono sempre di più in discussione un suo secondo mandato. L’ultimo in ordine di tempo è il “Piepergate”: la nomina dell’eurodeputato Markus Pieper, attuale membro del Parlamento europeo in quota Cdu (Unione Cristiano-Democratica di Germania, lo stesso partito della leader dell’esecutivo Ue), a inviato Ue per le piccole e medie imprese ha scatenato un putiferio. Tanto da portare quattro commissari Ue a rivolgersi con una lettera alla stessa presidente von der Leyen per chiedere spiegazioni e gli eurodeputati a organizzare un dibattito sulla questione alla mini-plenaria della prossima settimana. Una delle domande poste al Collegio dei commissari è proprio quella su quanto “l’affiliazione al partito del candidato prescelto ha giocato un ruolo decisivo nella sua nomina”. L’eurodeputata ceca Martina Dlabajová (Renew Europe), candidata alla carica, ha già presentato ricorso alla direzione generale Risorse umane della Commissione. Mentre il primo firmatario dell’interrogazione, il verde tedesco Daniel Freund, fa sapere che “dopo cinque settimane” dalla richiesta “non ho ancora ricevuto risposta” dalla Commissione Ue. Per la von der Leyen il “Piepergate” rischia di diventare ancora più scivoloso dopo la lettera inviata dallo stesso commissario Ue per il Mercato interno Thierry Breton insieme ai colleghi Paolo Gentiloni (responsabile per l’Economia), Nicolas Schmit (per il Lavoro e i diritti sociali, nonché Spitzenkandidat del Partito Socialista Europeo) e Josep Borrell (vice presidente della Commissione e alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza) per richiedere la possibilità di un ulteriore esame. “Riteniamo opportuno che il Collegio discuta collettivamente la risposta a queste accuse e il possibile impatto sulle prossime fasi del processo di assunzione”, si legge nella lettera dei quattro commissari ottenuta da Euronews: “Attendiamo con ansia la possibilità di una tale discussione in seno al Collegio dei commissari alla prima occasione possibile”. Al di là dell’appartenenza ai gruppi parlamentari – Gentiloni, Schmit e Borrell sono socialdemocratici, Breton liberale -, a determinare l’azione dei quattro commissari sarebbe stato il fatto che la stessa presidente von der Leyen avrebbe bypassato la raccomandazione a favore di Dlabajová da parte di Breton, commissario responsabile per il giudizio sul candidato più idoneo. Si mette male dunque anche per il dream ticket tanto pompato dai media, ossia quello dell’endorsement per Ursula da parte della premier Giorgia Meloni. Scenario che sembra non tenere conto, tanto per dirne una, dell’altro (più reale e realistico) dream ticket, quello del sostegno della Meloni in favore dell’ex presidente della Bce ed ex premier Mario Draghi. Dal canto suo, la premier di recente ha detto per la prima volta che i conservatori Ue (Ecr), di cui è leader, “potrebbero avere un loro candidato alla presidenza della Commissione europea”. “Quando ho dovuto criticare la Commissione europea non mi sono fatta problemi – ha chiarito la Meloni -, poi sono diventata presidente del Consiglio e ho costruito una doverosa collaborazione istituzionale con von der Leyen, perché devo portare risultati a casa per l’Italia ed è l’unica cosa che mi interessa. Dopodiché le elezioni sono un’altra cosa”, ha chiosato la premier. Più chiaro di così…


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