Esteri

Il buio di Kiev

di Ernesto Ferrante -


Sergey Kovalenko, capo di Yasno, principale fornitore privato di energia in Ucraina, lancia l’allarme: è molto probabile che si debba convivere con i blackout almeno fino alla fine di marzo. E’ corsa contro il tempo per completare le riparazioni prima che arrivi il freddo invernale.
“Vorrei che tutti capissero: molto probabilmente gli ucraini vivranno con i blackout almeno fino alla fine di marzo”, ha scritto Kovalenko sulla sua pagina Facebook. “Lo scenario di base, spiega ancora, è che se non ci sono nuovi attacchi alla rete elettrica, nelle attuali condizioni di generazione di elettricità, il deficit di potenza potrebbe essere distribuito uniformemente in tutto il paese. Ciò significa che le interruzioni saranno ovunque ma meno durature. Ci sono anche diverse previsioni sullo sviluppo di questa situazione ma dipendono completamente dagli attacchi della Russia”.
Gli ha fatto eco Volodymyr Kudrytskyi, capo dell’operatore di rete statale ucraino Ukrenergo, definendo “colossale” il livello dei danni al sistema energetico Tutte le grandi centrali termiche e idroelettriche dell’Ucraina sono state danneggiate. Le interruzioni programmate delle forniture sono una scelta obbligata per mantenere l’equilibrio e prevenire un “collasso” totale.
Continua il dramma degli abitanti di Kherson. Anche Kiev, dopo Mosca, propone a chi è rimasto nella città priva di elettricità e acqua corrente, evacuazioni gratuite verso regioni con infrastrutture migliori e alloggi gratuiti. “Data la difficile situazione di sicurezza in città e i problemi infrastrutturali, è possibile evacuare per l’inverno in regioni più sicure del paese”, ha dichiarato il vice primo ministro Iryna Vereshchuk su Telegram.
“Il governo offre l’evacuazione gratuita a Kryvyi Rih, Mykolaiv e Odessa, con un possibile ulteriore trasferimento nella regione di Kirovohrad, regione di Khmelnytskyi o nelle regioni occidentali dell’Ucraina”, ha spiegato Vereshchuk. Ai “trasferiti” verrà fornito alloggio gratuito in rifugi, assistenza umanitaria, cibo e supporto medico.
Neanche i luoghi di culto sono più al sicuro. Agenti della polizia ucraina e dei servizi di sicurezza dello Sbu hanno fatto irruzione in un monastero cristiano ortodosso della capitale, nell’ambito di operazioni contro sospette “attività sovversive dei servizi speciali russi”. Lo ha reso noto lo Sbu, senza specificare qual è stato il risultato del raid, avvenuto nel monastero delle grotte di Kiev, sede della chiesa ortodossa ucraina rimasta fedele al Patriarcato di Mosca.
Il Cremlino ritiene l’operazione condotta presso Pechersk Lavra “l’ennesima azione militare” contro la Chiesa ortodossa russa. Lo ha denunciato il portavoce Dmitry Peskov, sottolineando che “la parte ucraina sta conducendo una guerra contro la Chiesa ortodossa russa da un po’ di tempo e direi che questo può essere visto come un altro anello nella catena di azioni militari contro l’ortodossia russa”.
La Duma di Stato in Russia ha approvato una risoluzione di condanna dell’esecuzione di almeno dieci prigionieri di guerra russi da parte delle forze fedeli a Zelensky. “Le riprese del sadico massacro confermano una volta ancora la natura nazista delle autorità ucraine”, si legge nella risoluzione in cui si chiede ai Parlamentari filo ucraini in Occidente di prendere le distanze “dall’ideologia neonazista incorporata nell’Ucraina moderna” e condannare fermamente le esecuzioni.


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