Salute

Il bypass compie 56 anni Dall’intuizione di Favaloro alle innovazioni di oggi

di Eleonora Ciaffoloni -


Il 9 maggio 1967, 56 anni fa, fu eseguito alla Cleveland Clinic il primo intervento di bypass aortocoronarico. L’artefice fu René Geronimo Favaloro, medico di origini italiane – i nonni erano originari di Salina emigrati in Argentina – che nacque a La Plata nel 1923. A raccontarci la sua storia e il percorso innovativo, Ugolino Livi, già professore di cardiochirurgia dell’Università di Udine. Prima dell’intervento innovativo di Favaloro erano stati registrati tentativi precedenti, per risolvere la mancanza di flusso di sangue in alcune aree del miocardio, ma senza contezza della lesione che ne era la causa. Bisogna aspettare l’inizio degli anni ’60, con Mason Sones che eseguì la prima cine-angiografia coronarica che mise in evidenza la causa del mancato flusso coronarico. Vi furono anche intuizioni precedenti: nel 1951 a Montreal, Weinberg ebbe l’intuito di irrorare il miocardio con il sangue proveniente dall’arteria mammaria interna. Un altro chirurgo americano, Murray, nel 1954, fece un bypass sperimentare e, a Zurigo, Senning, intervenne sulla coronaria inserendo una patch di allargamento. Tuttavia, il primo a dimostrare l’efficacia del bypass fu Favaloro che operò una donna di 57 anni con ostruzione completa della coronaria destra. L’intuizione fu quella di utilizzare un segmento di vena superficiale preso dalla gamba: la prelevò e fece un ponte tra aorta e coronaria a valle della lesione, riportando sangue dove non c’era. Favaloro si era laureato in Argentina e arrivò a Cleveland nel 1965, dove rimase abbagliato dalle angiografie di Sones ed ebbe lì l’intuizione di bypassare la lesione con segmento di vena. Favaloro, quattro anni dopo, tornò in Argentina con l’idea di replicare la struttura di Cleveland e creò a Buenos Aires la fondazione che inaugurò nel ’75. Ma in quegli anni di dittatura, soffriva della mancanza di fondi. Così a seguito di insuccessi e della crisi finanziaria, nonché provato dalla morte della moglie di due anni prima, nel 2000 si suicidò, sparandosi al cuore. Favaloro rimase nel cuore degli argentini e nella storia della medicina, tant’è che la sua data di nascita è diventata in Argentina la giornata nazionale della medicina. Ma cos’è il bypass? Il bypass vuole affrontare la patologia dell’ischemia miocardica legata a lesioni coronariche, che si riconosce come la causa di morte più frequente nei Paesi occidentali. Oggi la mortalità per le patologie cardiache annuale si è ridotta: da 283 a 160 casi per 100mila abitanti grazie a migliori stili di vita, alimentazione, terapia medica, maggior accesso alle cure. Anche sul lato tecnico il bypass ha avuto la sua evoluzione. A fronte dell’intervento classico che si fa tutt’ora, ovvero con apertura del torace dalla parte anteriore, con circolazione extracorporea, arrestando il cuore e operando a cuore fermo, sono intervenute alcune variazioni. Già nel ‘71, sono state propagandate alternative alla vena come le arterie mammarie o segmenti di arteria radiale dal braccio, nell’ipotesi (dimostrata) che questi condotti arteriosi avessero durata nel tempo maggiore. Alcune variazioni riguardano un minore ricorso alla circolazione extracorporea che ebbero successo tra gli anni ‘90 e ’00, anche se, col tempo si è verificata una minore riuscita. Ulteriore passo avanti, nell’accesso al cuore, creando un pertugio attraverso il torace (mini-toracotomia) attraverso cui si può isolare l’arteria mammaria e impiantarla sulla discendente anteriore. Ancora, l’intervento robotico a torace chiuso, su uno o due vasi coronarici. Questo cambiamento di approcci è stato stimolato anche dall’inizio del trattamento delle lesioni con interventi di angioplastica coronarica. Il primo fu fatto 1977: attraverso un catetere, nella coronaria, gonfiando un pallone si poteva dilatare la coronaria e ristabilire il flusso. Una procedura che ha preso piede facendo concorrenza al bypass. Col tempo si è capito meglio quali casi trattare con quale intervento (per caratteristiche del paziente e per patologia). Infatti, le angioplastiche sono aumentate al 2021 a circa 0,84 per mille abitanti, mentre per i bypass siamo passati da 15mila casi pre-Covid a 10-12mila. L’intuizione di Favaloro ha segnato una tappa importante nella storia della chirurgia cardiaca, impattando in maniera significativa sulle terapie di pazienti cardiopatici e garantendo sempre migliori aspettative di vita.

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