Editoriale

Il campo lucano

di Adolfo Spezzaferro -


All’indomani della scelta del candidato di Pd, M5S, Avs e +Europa per le regionali in Basilicata si è scatenata l’ira dell’ex o meglio del mai nato Terzo polo. Il medico Domenico Lacerenza, 66 anni, direttore della Sic di oculistica del San Carlo di Potenza, al suo esordio in politica, non piace al campo larghissimo. Ma solo al campo lucano. Perché ci pare di capire che le alleanze a sinistra hanno il respiro corto, giusto il tempo di una campagna elettorale, e sono ritagliate su misura di ogni singola competizione. Quello che proprio non va giù a Italia Viva e Azione è che la scelta di Lacerenza è l’immagine plastica della resa incondizionata del segretario del Pd Elly Schlein al presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. L’operazione Basilicata – che appare a tutti gli effetti un piano B o meglio C dopo che il lucano Roberto Speranza, ex ministro della Salute dell’era Covid, non si è detto disponibile a correre per la Regione – la dice lunga su quello che sta avvenendo nel centrosinistra. Innanzitutto, la scelta, dietro cui non possiamo escludere ci sia pure lo zampino proprio di Speranza, fa molto comodo a Conte. Se dovesse andare male, è il candidato del Pd ad essere sconfitto, non dei 5 Stelle (come invece in Sardegna, dove per una “vendetta” a colpi di voto disgiunto, il centrosinistra ha vinto, seppure per una manciata di preferenze). Dietro la scelta del medico nato a Barletta ma “lucano da oltre un quarto di secolo”, c’è di sicuro anche il sì di Angelo Chiorazzo, l’imprenditore delle cooperative bianche che supportano il cartello civico “Basilicata casa comune”. E questo nonostante Conte avesse osteggiato fortemente la candidatura di Chiorazzo, su cui puntava inizialmente il Pd. Breve annotazione: anche cinque anni fa, quando l’ex generale della Guardia di finanza Vito Bardi vinse con il 42,2 per cento, per la Basilicata il centrosinistra scelse a pochi giorni dalla presentazione delle liste un altro medico, Carlo Trerotola (33,1 per cento), semi esordiente in politica. Squadra perdente non si cambia, ci viene da dire.
Analizziamo dunque il dato politico della candidatura di Lacerenza e della coalizione che la sostiene. E’ un candidato di ripiego che però piace a Conte, che – come rinfacciano Azione e Iv alla Schlein – ormai decide pure per il Pd. La presenza di +Europa con ogni probabilità ha a che fare con le elezioni europee e la possibilità di un posto da capolista per Emma Bonino. Tra gli assenti della coalizione appunto spiccano Iv e Azione. Se il partito di Matteo Renzi non si è ancora ufficialmente posizionato, quello di Carlo Calenda preannuncia la possibilità di sostenere addirittura l’avversario di Lacerenza, il governatore uscente ricandidato dal centrodestra.
Il dato politico è che il campo “larghissimo” non piace a chi sta a sinistra nello schieramento. Mentre è ormai assodato che Pd e M5S vanno insieme, con la Schlein che avalla le decisioni di Conte, come se quest’ultimo fosse già di fatto il leader del campo largo. Anche perché se per le regionali la Schlein ha trovato la quadra – far decidere a Conte – per le europee è ancora in alto mare. I sindaci dem uscenti come Gori, Nardella, Ricci o il governatore uscente Bonaccini si aspettano di essere candidati. Ma la Schlein vuole candidare l’ex governatore del Lazio Zingaretti. Dulcis in fundo (si fa per dire) c’è la questione Bonino, che come detto vuole candidarsi anche lei, magari nella stessa circoscrizione degli altri, in fila. E la Schlein, alla fine si candiderà? Pare non abbia ancora deciso. Certo è che in casa Pd c’è la folla per avere un posto a Strasburgo (e il caos per tutto il resto).


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