Il Cdm si spacca sul terzo mandato in Trentino
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge della Provincia autonoma di Trento che introduce la possibilità di un terzo mandato per il presidente, aprendo così un nuovo fronte di tensione nella maggioranza. Il provvedimento è stato approvato nonostante il voto contrario della Lega, alimentando ulteriori divisioni tra gli alleati di governo, proprio mentre a Venezia si svolgeva il Festival delle Regioni alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’assenza della premier Giorgia Meloni, costretta al riposo a causa di una forte influenza, ha impedito il confronto diretto con i presidenti regionali, tra cui il governatore veneto Luca Zaia e quello friulano Massimiliano Fedriga. Zaia avrebbe voluto discutere con la premier delle prospettive future del Veneto e della città di Venezia, mentre Fedriga intendeva affrontare la crisi politica esplosa in Friuli Venezia Giulia, dove gli assessori regionali – tranne quelli di Fratelli d’Italia – hanno restituito le deleghe in segno di protesta per le dichiarazioni del ministro meloniano Luca Ciriani sulla gestione della sanità. La decisione del governo sull’impugnazione della legge trentina ha colpito duramente il presidente Maurizio Fugatti (Lega), attualmente al secondo mandato, che ha definito l’atto come un “intervento istituzionale molto pesante, con una chiara valenza politica”. Matteo Salvini ha provato a ridimensionare l’accaduto sul Trentino, parlando di “una questione locale”, ma non ha affrontato apertamente le implicazioni politiche nel corso della conferenza stampa dedicata al Ponte sullo Stretto. Il disagio, tuttavia, è palpabile nella base leghista, soprattutto nel giorno in cui la Lega incassa l’approvazione della delega sui Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), fondamentale per l’avanzamento dell’autonomia differenziata. Sul terzo mandato la Lega resta isolata. Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno sempre sostenuto che una legge regionale – anche in territori a statuto speciale – non può derogare alla normativa nazionale. Il vicepremier Antonio Tajani ha ribadito la linea: “La legge deve essere impugnata, la normativa nazionale non può essere aggirata”. In Consiglio dei ministri, alcuni esponenti della maggioranza hanno fatto notare che né in Trentino né in Friuli si vota a breve, quindi è preferibile attendere un pronunciamento della Corte costituzionale, che nella sentenza sulla Campania ha già indicato chiaramente che la competenza in materia elettorale spetta alle Regioni autonome. Fedriga, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, ha ricordato proprio questa sentenza, sottolineando che una ricandidatura sarebbe possibile per lui anche in caso di sfiducia, non avendo ancora superato la metà del secondo mandato. Un’eventualità che potrebbe scongiurare la necessità di modifiche normative immediate. Tuttavia, l’equilibrio all’interno della maggioranza appare fragile, con il tema del terzo mandato diventato il simbolo delle frizioni tra Lega e Fratelli d’Italia e dell’urgenza, evidenziata dalla stessa Meloni, di evitare “iniziative in ordine sparso” su una questione tanto delicata e strategica, come invece accaduto in Trentino.
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