Politica

Il condominio della Meloni e quei parenti un po’ ingordi

di Fulvio Abbate -


Che ne farà la destra di se stessa? Della coppa, sia pure placcata, ricevuta in dono elettorale? In quali modi saprà consegnare risposte al proprio “popolo”, che intanto, rivolto al vicinato dei “sinistri” sbandati, consegna scherno; retorica da Brenno giunto su Twitter con un “guai ai vinti!”? Il logo del “Maalox” ad accompagnare ogni replica. Lasciamo in secondo piano le baruffe condominiali, i conflitti intestini sul computo delle “poltrone” (ancora lessico loro) finalmente a portata di gratificazione personale, il pensiero degli alleati inaffidabili, anzi, “parenti ingordi”, come canterebbe Francesco De Gregori. Dimentichiamo anche le grandi intenzioni, se non proprio il ritorno allo “ius primae noctis”, discontinuità su una Costituzione da essi ritenuta “vecchia”, bisognosa ormai del cinto erniario del presidenzialismo. Parole programmatiche quali “identità”, “sovranismo”, “tassa piatta, “prima gli italiani” e l’intero beauty-case familiare populista, potranno mai essere confortate dai fatti? E le “bollette” (altro brand della destra) che piovono acuminate dal cielo nero dei tributi, avranno risposte sia pur minime, in grado almeno di obliterare il ricordo del buono-pasto ordito dagli sconfitti: il vergognoso reddito di cittadinanza altrui? Non sarà che al termine dell’estenuante conteggio dei rispettivi millesimi parlamentari tra Meloni, Salvini, Berlusconi e alleati di complemento,nell’impossibilità di sentirsi pari, il banchetto nuziale si concluda nel nulla di fatto: sentenza che la guardia è stanca, di più, che lo sposo è impazzito, dunque sarebbe stato meglio, direbbe qualcuno con realismo, non essersi mai incontrati? Altro che “Pronti!”, come assicurava sui manifesti la Meloni. Semmai: abbiamo scherzato, sappiatelo.
Non sarà che l’unica cosa che la destra saprà offrire al suo residente corrisponda agli avanzi del pensiero regressivo, subcultura che si affida a un linguaggio limitato e ripetitivo, ennesimo appello a una classe sociale frustata, ciò che Eco indica come segnali d’allarme di pulsioni autoritarie?


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