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Il Giappone senza bimbi e il kimono per cani e gatti

di Martina Melli -


Ho appena compiuto 36 anni e come tanti altri mi sono rispecchiata nelle parole crudeli e ammonitrici di Papa Francesco, che mi fecero indispettire e sentire segretamente cretina. Non ho figli, non pianifico di partorirne a breve e sono perdutamente rincoglionita del mio lagotto romagnolo di un anno e tre mesi, che si chiama Birò e che sfoggia qualsivoglia tratto distintivo di un preadolescente viziato e testardo

Eppure mi rende felice comprargli gli ultimi gadget per la passeggiata; passo ore su Amazon a confrontare prezzi e modelli di pettorine e mi trovo ciclicamente costretta a comprare snack e masticativi disgustosi per far sì che quando si annoia non devasti le mie braccia, le mie mani, i miei vestiti o il mio appartamento. Diciamo che al posto della X box o di Fortnite, lui lo tieni fermo con le orecchie di maiale o con le cartilagini di spalla di vitello.

Sono dunque, come dicevo, perfettamente al passo coi tempi, con quei tassi di natalità in calo verticale mentre cani e gatti, in gloriosa ascesa, occupano ruoli da amministratore delegato nella vita della persone. Il Giappone, dove per il settimo anno consecutivo le nascite sono diminuite mentre i decessi sono ai massimi storici, è addirittura arrivato a dedicare le cerimonie sacre dei bambini (quelli che frignano e vanno a scuola) agli animali domestici, che per le occasioni vengono acconciati con fiocchi e kimono.

Il Santuario Zama, che risale al VI secolo e si trova a circa 35 km a sud-ovest di Tokyo all’interno di un parco famoso per i ciliegi, nel 2012 ha istituito uno specifico luogo di preghiera per gli amici a quattro zampe. Ora ospita rituali Shichi-Go-San in cui i proprietari (alias i genitori) di cani e gatti possono rendere grazie e pregare per la salute e la felicità dei propri animali. Il rito, che in giapponese significa “Sette-Cinque-Tre”, viene tradizionalmente celebrato a metà novembre per tutti i figli che raggiungono quelle fasce d’età.

Gli emozionatissimi genitori li vestono con gli abiti tradizionali e li portano al santuario per ricevere lodi e benedizioni. Lo scorso 14 novembre oltre 120 cani vestiti da geishe e samurai sono stati accolti dal monaco shintoista che li ha consacrati.


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