Politica

Il guanto della sfida e i dubbi di Elly. Con l’ombra di Conte

di Domenico Pecile -

Una combo con le foto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della segretaria del Pd, Elly Schlein durante il 'question time' in aula della Camera di oggi, 15 marzo 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI


Meloni vs Elly Schlein in un dibattito televisivo: il premier ha infatti accolto favorevolmente l’invito alla sfida rivoltole da Sky Tg24 nel corso della conferenza stampa di ieri. E poco dopo è arrivato anche il consenso della segretaria dem. “Mi impegno volentieri in un confronto in Tv. Credo – ha detto il premier – sia normale e giusto che il presidente del Consiglio si confronti con il leader dell’opposizione prima della campagna elettorale delle europee. “Sono sempre pronta al confronto” è stata la replica di Schlein che aveva rifiutato l’invito dell’avversaria a confrontarsi ad Atreju, alla convention di FdI. “Non divido il palco con eversori che dicono che il premier spagnolo andrebbe appeso per i piedi”, era stata la giustificazione per rifiutare l’invito.

Ma il Pd sembra doppiamente soddisfatto di quello che appare come l’inizio di un duello tutto al femminile destinato a protrarsi per tutta la campagna elettorale delle europee perché per adesso il M5S è stato messo alla finestra o perlomeno Meloni ha individuato nella segretaria dem il leader più importante delle opposizioni. Una vera e propria investitura che di certo non piacerà a Conte che è ai ferri corti col Pd e sogna il sorpasso politico a Bruxelles. Insomma, sia Conte sia Schlein oltre che tentare di contrastare l’annunciato successo di Meloni, saranno pure costretti a una concorrenza senza esclusioni di colpo.

In ballo, infatti, non c’è soltanto il trofeo per chi taglierà da vincitore in termini di voti il l traguardo delle europee, ma in prospettiva italiana c’è in ballo soprattutto la leadership della sinistra. Insomma, complice il sistema proporzionale, la bagarre tra i partiti sarà totale ma, dentro le opposizioni si rischia gli scontri più laceranti che potrebbero lasciare vistose cicatrici in previsione di alleanza future. I rapporti tra 5S e Pd non sono mai stati così tesi dalla vittoria elettorale del centro destra alle politiche.

Da quel giorno ogni tentativi di intesa è naufragato in un tiramolla includente, ogni strategia comune è durata lo space du matin. Tra i due leader ci sono stati tanti salamelecchi in occasione di varie adunate politiche e sindacali i cui esiti non hanno portato quasi a nulla. Due gli scontri politici tra dem e pentastellati che la dicono lunga sull’alta tensione che serpeggia a Sinistra. Il primo riguarda le prossime elezioni del Comune di Firenze. Il Pd si presenta con la propria candidata Sara Funaro a capo di una coalizione larga. Ma non talmente larga da includere anche il M5S che ha deciso di fare corsa in proprio con il candidato Roberto De Biasi.

Il secondo scontro concerne il deciso no al Mes del M5S, che così ha votato assieme alla maggioranza di governo. Uno strappo, questo, difficilmente ricucibile soprattutto in prospettiva europea dove l’approccio su diverse tematiche, soprattutto di carattere economico-finanziario, è abbastanza distante se non contrapposto.

Dunque, per adesso è miseramente naufragato il sogno di ricostruire una sorta di Ulivo due – auspice Romano Prodi, il “progettista” di quel progetto politico che pure aveva dato i suoi frutti anche elettorali – che il Pd aveva proposto al recente convegno di Firenze. Per adesso, dunque, i due galli nel pollaio della Sinistra si devono, per così dire, accontentarsi di avere ritrovato ieri una sorta di unità nel bocciare senza se e senza ma la conferenza stampa del premier.

Una stroncatura a tutto tondo che la Sinistra spera di trasformare in consenso elettorale. La responsabile dem di Salute e sanità, Marina Sereni, ha accusato Meloni di non avere speso una parola su queste due tematiche: “La presidente del Consiglio dice di stare bene tra la gente, ma ignora una delle emergenze più gravi per gli italiani, lo stato delle Ssn e le diseguaglianze che penalizzano i più fragili”. Dure critiche di dem e pentastellati anche alle affermazioni di Meloni circa la crescita che in Italia sarebbe superiore al resto d’Europa, senza contare “che il governo sta dando un duro colpo al Mezzogiorno”.

La verità – dice la Sinistra compatta – è che con la destra al governo l’economia italiana si è fermata. Ma uno degli attacchi concentrici più determinati riguarda il passaggio su eventuali pressioni sul governo: “L’evocazione da parte di Meloni di presunti condizionamenti di provenienza non meglio specificata è inquietante e sconcertante. Chiarisca chi è che vuole dare le carte”.


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