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Esteri

Il Mali è sull’orlo del precipizio

A causa del blocco economico jihadista, le scuole e le università rimarranno chiuse in tutto il Paese fino al 10 novembre

di Ernesto Ferrante -


Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimin (Jnim), ramo di al Qaeda nel Sahel, ha rivendicato un attacco contro un convoglio dell’esercito del Mali e contro un contingente russo nella regione di Gao, nell’est. In una nota diffusa dal gruppo, si legge che “un convoglio dell’esercito e un contingente russo sono stati attaccati con un ordigno esplosivo improvvisato”.

La risposta insanguinata dei qaedisti

La rappresaglia è arrivata dopo che le Forze armate maliane hanno annunciato la morte di “numerosi terroristi” in un bombardamento condotto nell’area in cui i qaedisti hanno avviato “una jihad economica” contro il governo, bloccando il transito di carburanti e provocando una crisi che ha indotto diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Italia, a fare appello ai propri connazionali perché lascino il Mali.

La decisione di Usa e Gran Bretagna

Il dipartimento di Stato americano ha ordinato ai “dipendenti non di emergenza e alle loro famiglie di lasciare il Mali a causa dei rischi di sicurezza”, mentre il ministero degli Esteri britannico ha affermato che lo staff non essenziale dell’ambasciata “è stato temporaneamente ritirato da Bamako.

La crisi economica in Mali si è aggravata

L’atto di forza ha fatto aumentare i prezzi dei beni di prima necessità nel Paese, che è il sesto meno sviluppato del mondo. Il ministro dell’Istruzione, Amadou Sy Savane, ha fatto sapere che, a causa della carenza di carburante e quindi di elettricità, le scuole e le università rimarranno chiuse in tutto il Paese fino al 10 novembre.

L’allarme di Tajani

“Il pericolo in Mali è duplice, perché jihadisti e fautori dello Stato islamico puntano a prendere il controllo del governo. Per giorni hanno bloccato l’afflusso di cisterne di carburanti dai porti sull’Atlantico verso questo paese che non ha sbocchi al mare. C’è un clima di tensione e preoccupazione per le comunità estere che si trovano a Bamako”. Lo ha detto in un’intervista al Mattino il ministro degli Esteri Antonio Tajani, aggiungendo che “attualmente i nostri connazionali, circa 60 persone, in gran parte hanno deciso di lasciare il Paese. Il rischio secondario è che dal Mali la minaccia jihadista possa rafforzarsi anche negli altri Paesi del Sahel, ed è proprio quello che con i nostri sforzi diplomatici a livello internazionale stiamo cercando di evitare”.

Il rischio di estensione delle tensioni

La crisi maliana potrebbe di far precipitare la situazione anche in altri Paesi dell’Africa occidentale, a partire dal Niger. L’equilibrio nella regione è molto fragile. In Guinea-Bissau, nei giorni scorsi, i militari hanno comunicato di aver sventato un tentativo di colpo di Stato alla vigilia delle elezioni. Gli uomini del Jnim hanno ucciso un soldato nella Nigeria centrale, facendo circolare anche un video dimostrativo in rete.


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