Esteri

Il pasticciaccio di Parigi

di Domenico Pecile -


Nello scontro sul problema dei migranti tra il provocatorio ministro dell’Interno francese Darmanin (“Meloni non sa gestire i problemi migratori sulla base dei quali era stata eletta”) e il ministro degli Esteri italiani Tajani (“Parole inaccettabili”), irrompe Josep Borrell Fontelles, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza che cerca di fare da paciere tra Roma e Parigi. “Il mio ruolo – ha dichiarato in tono quantomeno ecumenico – è quello di cercare di far lavorare assieme tutti i Paesi europei. Ci sono problemi che devono essere affrontati in maniera comune con la massima unità, quindi sono sicuro che queste difficoltà saranno superate”. Ma Tajani vuole qualcosa in più. E invoca una presa di distanza netta del presidente Macron dal suo ministro”. Insomma, per dichiarare chiusi il caso con la Francia, per la Farnesina “serve una scelta chiara di presa di distanza rispetto alle parole del ministro dell’interno. Qualche segnale sta arrivando, ma deve essere ovviamente chiaro che il governo francese, il presidente della repubblica francese non la pensano come lui”. E il segnale cui fa riferimento Tajani concerne l’evidente imbarazzo dell’Eliseo di fronte alla provocatoria “sparata” di Darmanin. “Evidentemente – ha aggiunto Tajani intervistato da Sky – il ministro dell’interno ha voluto boicottare le relazioni tra Italia e Francia. Abbiamo notato un forte imbarazzo da parte francese. Il primo comunicato del Governo certamente non era soddisfacente però si capiva che non c’era grande condivisione da parte del resto del governo con la posizione del suo ministro. Questo è un segnale, vediamo come procedono ma è inaccettabile ciò che è stato detto”. La tenue presa di distanzaei confronti di Darmanin è arrivata dal portavoce del governo transalpino Olivier Vèran. Tajani l’ha definita insufficiente, tiepida, “si capiva il disappunto del governo francese ma le offese sono state talmente forti e gravi che meritavano una risposta”. Tajani vuole comunque ricucire lo strappo in tempi brevi per riannodare i fili di un rapporto, quello tra Roma e Parigi, che negli ultimi mesi è stato punteggiato da frequenti attriti. “Mi auguro – ha rincarato – che quelle di Darmanin siano soltanto le parole di un ministro che è in campagna elettorale. Noi non abbiamo nessuna voglia di interrompere relazioni o avere reazioni negative con la Francia. Il tema dell’insulto gratuito rimane, a freddo e senza alcuna motivazione. E’ stata una sorta di pugnalata alla schiena ma io sono un grande amico della Francia e sono stato cittadino parigino per 5 anni”. Tajani ha voluti infatti ricordare che suo padre lavorava per la Nato in Francia dove lui, bambino, ha imparato prima il francese che l’italiano. Molto determinata anche la dichiarazione sui rapporti tra il nostro Paese e la Libia, pure contestati da Parigi, che ha rivendicato il ruolo da protagonista dell’Italia nel Mediterraneo, “la seconda manifattura d’Europa e fondatori dell’Ue: è nostro diritto interloquire con i rappresentanti della politica libica. Noi ci stiamo occupando di risolvere la questione migratoria”. Il ministro degli Esteri ha ricordato che i rapporti con la Libia sono storici. E grazie all’accordo fatto da Berlusconi con Gheddafi “si fermarono i flussi migratori. Poi l’errore, fatto anche dai francesi, di eliminare Gheddafi ha provocato dei danni enormi e una fase di grande instabilità”. Nessuna lezione da Parigi, dunque. Anche perché “Haftar è il personaggio più forte in Cirenaica ed era giusto parlare con lui del fenomeno migratorio. Ma non è stata fatta una nostra scelta né contro né a favore della Francia”. Per risolvere il problema migratorio “non basta l’Italia”, perché i migranti che arrivano da noi “vogliono andare in Francia e in Germania”.

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