Economia

Il piano Mimit per il futuro: 6,3 mld per transizione green e hitech

di Angelo Vitale -

Il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso al binario 1 della stazione ferroviaria di Taranto per l'arrivo del Treno del Ricordo, un convoglio storico messo a disposizione da Fondazione FS Italiane e appositamente allestito con una mostra multimediale e l'esposizione delle masserizie degli esuli, 27 febbraio 2024. ANSA/RENATO INGENITO


Affiancato nel nuovo decreto legge sul Pnrr, nel Consiglio dei ministri ritardato dall’attesa per l’esito del voto in Sardegna, il varo al nuovo piano Transizione 5.0. Un numero in più, dal 4.0, per un passaggio a processi produttivi più efficienti da un punto di vista energetico e più sostenibili, basati su fonti rinnovabili e indirizzati alla riduzione degli sprechi. Il Mimit fa sapere che servirà a “sostenere gli investimenti in digitalizzazione e nella transizione green delle imprese attraverso un innovativo schema di crediti d’imposta”.
Disponibili risorse pari a 6,3 miliardi di euro (3.780 milioni per i beni strumentali, 1.890 milioni per l’autoconsumo e l’autoproduzione, 630 milioni per la formazione), che si aggiungono ai 6,4 miliardi già previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025 “a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane”, sottolinea il dicastero guidato da Adolfo Urso. Che tiene a registrarne il proposito di “architrave della nostra politica industriale, per consentire alle nostre imprese di innovarsi per vincere la sfida della duplice transizione digitale e green, nei due anni decisivi 2024/2025”. Anni che Urso ribadisce di sapere bene quanto siano determinanti “per ridisegnare gli assetti geoeconomici, dopo i due appena conclusi che hanno rivoluzionato, dopo l’ennesimo ingresso delle truppe russe in Ucraina, le policy del nostro intero continente.
Spazio, fa sapere sempre il ministro, oltre che “agli investimenti in beni strumentali, alla formazione dei lavoratori, perché le competenze sono il fattore che fa la differenza soprattutto per il nostro Made in Italy”.
Alle aziende verrà concesso un credito d’imposta automatico imprimendo alla misura anche quella velocità da anni richiesta dal mondo dell’industria per superare i rallentamenti e la burocrazia che frenano la crescita: nessuna valutazione preliminare, nessuna discriminazione legata alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività o alla sua localizzazione. E saranno agevolati gli investimenti in beni materiali e immateriali, purché si raggiunga una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva pari almeno al 3%, o al 5% se calcolata sul processo interessato dall’investimento. La fruizione del credito avverrà a compensazione presentando il modello F24 in un’unica rata e l’eccedenza non compensata entro il dicembre del prossimo anno potrà diventarlo in 5 rate annuali di pari importo.
Al ministero spiegano pure che saranno ammessi gli investimenti in nuovi beni strumentali necessari all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e le spese per la formazione del personale dipendente, per consolidarne le competenze. finalizzate all’acquisizione o al consolidamento di competenze nelle tecnologie per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi. Le modalità di fruizione prevedono la compensazione del credito spettante presentando il modello F24 in un’unica rata. L’eccedenza non compensata entro il 31 dicembre 2025 sarà compensabile in 5 rate annuali di pari importo.
Fin qui, lo start a un’iniziativa attesa da tempo, fino a tutto il 2023 auspicata per segnare la possibilità di bruciare le tappe con nuovi incentivi già all’inizio di quest’anno, considerato che la maggior parte di quelli del piano Transizione 4.0 erano scaduti alla fine del 2022, essendosi assottigliate le risorse introdotte dalla prima versione del Pnrr illustrata a Bruxelles dal governo Draghi.
Una misura che già nel suo annuncio aveva sollevato più di una perplessità riguardo a una manovra che coniuga (anche ora, nello stesso titolo della nota stampa del Mimit, ndr) il green e il digitale per la indispensabile sfida delle imprese sul mercato. Infilandosi però in un deprezzamento del digitale: lo faceva notare mesi fa Stefano da Empoli, presidente dell’Istituto per la Competitività, evidenziando come “le due transizioni presuppongano competenze specifiche, solo in piccola parte sovrapponibili”.


Torna alle notizie in home