Attualità

La falsa partenza dell’anti-pezzotto

di Angelo Vitale -


Una legge dello Stato, il 14 luglio dell’anno scorso, per attribuire nuovi poteri all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e “rafforzarne le funzioni per un più efficace e tempestivo contrasto delle azioni di pirateria on line relative agli eventi trasmessi in diretta”. La soluzione allo streaming illegale, quindi.

Il tempo di trascorrere l’estate e, a settembre, l’insediamento di uno degli organismi vitali per il Paese, i “tavoli tecnici”. Anche qui un tavolo, convocato dall’Autorità in collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, per “definire i requisiti tecnici e operativi per la messa a regime della piattaforma tecnologica”. Dal mese di febbraio, finalmente, lo start di “Piracy Shield”, per “una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all’ordine cautelare emanato dall’Agcom”.

Roba da far tremare i polsi ad ogni pirata, nazionale o annidato dalle parti di qualche server in uno dei tanti Stati inavvicinabili finora alle forze impegnate contro lo streaming illegale.

E invece? Dopo varie avvisaglie sul blocco di indirizzi Ip sbagliati i cui effetti sono stati l’oscuramento di siti estranei alla pirateria, come reso noto dal portale specializzato DDay la notizia del furto del codice sorgente, spiattellato online su GitHub, nel più volte utilizzato sistema della beffa aggiunta al danno, per dimostrare a tutti quanto sia facile “bucare” le reti. Calcio & Finanza riprende la notizia e riferisce di un hackeraggio indirizzato ad accusare la piattaforma dell’Agcom di essere un vero e proprio strumento di censura.

Un duro colpo all’immagine di un’Authority che da mesi si spende per combattere la pirateria, sottolineando al contempo quanto gli italiani si prestino con scarsissima attenzione a rilevare la gravità di questo reato.

Ne prende atto la parlamentare di Azione, Giulia Pastorella: “Continuano segnalazioni di utenti ingiustamente colpiti in via cautelare dalla piattaforma antipirateria. E oggi scopriamo addirittura che il codice della piattaforma è stato reso pubblico. Bisogna immediatamente disabilitare il servizio mentre si sistemano le cose”. Non sia mai che sia messa a rischio l’accessibilità a siti innocenti. La libertà prima di tutto.


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