Il processo a Turetta a numero chiuso. E l’omicida scarcerata
Due terribili vicende di cronaca nera che fanno discutere, non solo in Veneto, per opposti motivi: il femminicidio della veneziana Giulia Cecchettin e l’assassinio di un altro giovane, il padovano Mattia Caruso. Da una parte il processo a numero chiuso disposto dai vertici del Tribunale di Venezia a carico di Filippo Turetta, che l’11 novembre 2023 assassinò l’ex fidanzata Giulia, la cui morte fece cambiare il discorso pubblico sui femminicidi, e che a partire dal 23 settembre sarà giudicato dalla Corte d’Assise in una “piccola” aula davanti a un numero contingentato di giornalisti e cittadini causando l’intervento del presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli che sollecita almeno la diretta in streaming; dall’altra parte fa discutere anche la scarcerazione ordinata sempre dal Tribunale di Venezia dell’assassina Valentina Boscaro, condannata con sentenza di secondo grado a 20 anni di reclusione, ma che da venerdì può scontare la pena ai domiciliari suscitando l’inevitabile reazione di sconcerto dei congiunti della vittima Mattia Caruso, assassinato a coltellate due anni fa, e che parlano di “un colpo”.
FILIPPO TURETTA E GIULIA CECCHETTIN – Soltanto 40 persone in aula, di cui venti giornalisti, e una sola troupe televisiva, la Rai, in virtù del suo servizio pubblico. L’ordinanza del tribunale di Venezia che fissa regole molto rigide ha innescato inevitabili discussioni soprattutto perché il delitto Cecchettin ha mutato la sensibilità dell’opinione pubblica per i femminicidi e dunque anziché l’aula con capienza ridotta del nuovo palazzo di giustizia lagunare a piazzale Roma si sarebbe potuto optare per l’aula ben più capiente del vecchio palazzo di giustizia di Rialto, tuttora aperto per il civile, oppure per la ben più grande aula bunker di Mestre che avrebbe potuto tranquillamente ospitare il pubblico e tutti i giornalisti che avrebbero voluto essere presenti per lavoro. “Non c’è dubbio che per l’opinione pubblica il rilievo del processo a Turetta è sicuramente superiore a quello rivestito da molti altri analoghi casi – osserva Carlo Bartoli – dunque saranno numerosissimi i giornalisti e i cittadini che vorranno assistere.
Ci sarà il problema di chi far entrare e chi no, una scelta delicata, poiché il processo è per definizione pubblico e le sentenze sono pronunciate in nome del popolo italiano”. Per questo il presidente nazionale dei giornalisti auspica almeno che il dibattimento in Corte d’Assise possa essere seguito da remoto, che permetterebbe di superare tutti i problemi che altrimenti si presenteranno con un processo in un’aula ridotta. Turetta deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, credeltà, legame affettivo di poco passato, stalking, occultamento di cadavere porto d’armi e sequestro di persona. Con questa sfilza di pesantissimi reati solo un miracolo (terreno) potrà salvarlo dall’ergastolo, nonostante l’ampia confessione.
LA KILLER AI DOMICILIARI – Nelle stesse ore la concessione degli arresti domiciliari a Valentina Boscaro, 32 anni, che il 24 settembre 2022 uccise a coltellate il fidanzato Mattia Caruso, da parte del Tribunale del Riesame di Venezia, dopo che la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso degli avvocati Renzo Fogliata e Alberto Berardi contro la restrizione in carcere anche perché è maadre di una bimba, ha aperto un altro fronte di inevitabile confronto tra parti che la pensano in modo diametralmente opposto. Boscaro si trova ai domiciliari con il braccialetto elettronico e se non contravverrà i limiti che le sono stati imposti dai giudici in teoria potrebbe trascorrere il resto della detenzione – qualora la Cassazione confermasse il verdetto d’Appello di 20 anni di reclusione – tra le mura domestiche. Ma è giusto che una persona che si macchia di un orribile delitto abbia un trattamento così? “Per la famiglia di Caruso – spiega ai cronisti l’avvocata Francesca Betto che con la collega Anna Desiderio assiste le parti civili – è un vero colpo, soprattutto per la madre visto che quotidianamente piange il figlio sulla tomba. Siamo sicure che una volta che la sentenza diventerà definitiva per Boscaro si riapriranno le porte del carcere”.
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