Salute

Il Professor Pregliasco spiega  cosa dobbiamo aspettarci dall’influenza 2020

di Redazione -


 

Influenza 2020-2021, com’è  e come distinguerla dal Covid

 

L’influenza colpisce ogni anno milioni di cittadini, soprattutto i soggetti fragili per i quali ha dimostrato essere un fattore che complica e peggiora una condizione clinica di base. Da sempre il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi e virologo presso l’Università degli Studi di Milano, è fervente sostenitore di come la vaccinazione anti-influenzale rappresenti un’opportunità per tutti, soprattutto per quei soggetti a rischio che risentono maggiormente dei pesanti effetti dell’influenza. Quest’anno più che mai, anche a causa della diffusione del covid-19. Influenza e Covid sono entrambe patologie a basso rischio specifico anche se, di contro, possono determinare mortalità: il coronavirus la determina per l’1%, mentre l’influenza lo fa 6 volte meno. Il professore spiega come sarà l’influenza 2020/2021 e perché vaccinarsi rappresenti un gesto importante per la salvaguardia della nostra salute e di quella delle altre persone, soprattutto in tempo di covid.

 

I virus influenzali 2020-2021

La stagione influenzale di quest’anno vedrà la circolazione di 3 varianti di nuovi virus (A/Guangdong-Maonan/SWL 1536/2019 [H1N1] pdm09-like, A/Hong Kong/2671/2019 [H3N2]-like, B/Washington/02/2019 [B/Victoria lineage]-like) più un probabile quarto (B/Phuket/3073/2013 [B/Yamagata lineage]-like) che, potenzialmente, avrebbero una capacità diffusiva abbastanza elevata. La speranza è che la presenza di queste nuove varianti virali possa essere ridotta dall’attenzione e dall’acquisizione della continuità dell’assistenza dei sistemi di protezione che utilizziamo per proteggerci dal covid (es. mascherine, guanti, ecc.). La stagione influenzale potrebbe, quindi, essere più blanda.

 

I sintomi dell’influenza 2020/2021

“La definizione di influenza è una definizione ‘a ombrello’, in quanto comprende le manifestazioni cliniche di quasi 300 diversi tipi di virus (quasi 300) che causano uno spettro di intensità diversa di malattia respiratoria – approfondisce il virologo -. Come riconoscerla? L’influenza si riconosce per tre aspetti: un inizio brusco con una temperatura che va oltre i 38°C; la presenza contemporanea di almeno un sintomo sistemico generale (spossatezza, stanchezza, dolori muscolari e articolari); la presenza di almeno un sintomo respiratorio (naso chiuso, naso che cola)”.

 

Come distinguerla dal Covid

Ma come distinguere l’influenza dai sintomi tipici da coronavirus? Solo l’esame diagnostico come il tampone nasofaringeo può rivelare senza dubbio se si tratta di covid. Tuttavia, alcuni piccoli segnali possono segnare delle differenze. Come specifica l’esperto: “Se, accanto ai sintomi respiratori, comparissero sintomi più specifici come: la momentanea perdita o diminuzione dell’olfatto o la perdita o alterazione del gusto; tosse di consistenza diversa (simile a quella del fumatore) o respiro affannoso, si è di fronte a sintomi tipici da covid-19”.

Influenza e covid nei bambini

Un’attenzione particolare verso i più piccoli: “Nel caso si verifichi l’insorgenza di un solo sintomo respiratorio, molto probabilmente si tratterà di un malanno di stagione. Qualora invece si presentassero più sintomi respiratori in contemporanea, allora varrebbe la pena di fare ulteriori accertamenti. Consiglio senz’altro, in caso di incertezza sulla comparsa di sintomatologia sospetta, di contattare sempre il proprio Medico di medicina generale”, spiega il professore.

 

La cura e quando 

consultare il medico

“Dal punto di vista del trattamento – prosegue l’esperto – è importante ribadire come tutte queste forme respiratorie, che colpiscono nel periodo invernale, al 99% siano virali e che quindi non richiedano una cura antibiotica nella primissima fase di manifestazione, ma solo nel momento in cui la situazione non dovesse migliorare dopo 4-5 giorni, durata massima di un’influenza. Se dura più, bisogna consultare il proprio medico, perché potrebbe esserci una sovrainfezione batterica. Si deve consultare il medico di base anche se i sintomi compaiono in un soggetto fragile o se la percentuale di ossigeno, la saturazione, si abbassa. Salvo casi particolari di uso di antivirali specifici, il trattamento è sintomatico attraverso farmaci da banco riconoscibili dal bollino rosso (es. paracetamolo); ne esistono tanti da utilizzare, però, come automedicazione responsabile. 

Essendo farmaci sintomatici, vanno a curare il sintomo e non la causa; inoltre, si possono utilizzare, secondo quanto indicato dal bugiardino, per pochi giorni, allo scopo di attenuare i sintomi – senza però azzerarli del tutto – per poi monitorarne l’andamento e l’evoluzione. Bisogna seguire molto bene le indicazioni del farmaco per eventuali controindicazioni, in termini preventivi, facendosi suggerire il più adatto dal proprio farmacista in base all’intensità dei sintomi. 

L’uso dell’antibiotico è sconsigliato a meno che non si verifichino complicanze batteriche e va sempre assunto solo su prescrizione medica”.

 

I rischi dell’influenza

“In una stagione influenzale, si contano all’incirca dai 4mila ai 10mila morti per danni secondari – spiega il prof. Pregliasco -. L’influenza, infatti, non crea, se non rarissimamente, polmoniti virali primarie, ma determina sovrainfezioni batteriche e quindi problematiche polmonari o legate all’ appesantimento del sistema circolatorio. 

Lo stesso si può dire per coloro che soffrono di disturbi respiratori cronici, i quali possono portare a un aggravamento repentino, ad esempio, di una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o dell’asma. Il problema dell’influenza è importantissimo, perché è l’unica malattia che colpisce tutti in modo molto trasversale. I virus, come ormai è noto, sono sempre soggetti a cambiamento e, mentre quelli del passato sono facilmente riconoscibili, per i nuovi la situazione è decisamente più controversa. 

Senza contare la situazione attuale che deve fare i conti con la presenza di covid-19”.

L’importanza 

del vaccino antinfluenzale

“A mio avviso, la vaccinazione rappresenta un’opportunità per tutti di difendersi da questi attacchi e di sicuro, l’obiettivo del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è quello di proteggere, con una campagna di vaccinazione gratuita, soprattutto i soggetti a rischio – continua il Prof. Pregliasco -. 

Come detto, la vaccinazione è consigliata, tra gli altri, anche a: bambini piccoli; persone anziane; sportivi che hanno la necessità di essere sempre performanti; personale sanitario sempre a contatto con i pazienti; donne in gravidanza (dal secondo trimestre in poi). Il periodo migliore per vaccinarsi è da ottobre a dicembre”.

 

Vaccino antinfluenzale e Covid

Approfondisce il virologo: “È chiaro che la vaccinazione quest’anno diventa più stringente per diversi motivi, oltre che per la problematica in sé: per ridurre l’appesantimento del Servizio Sanitario Nazionale nel fronteggiare il covid; per evitare l’insorgenza di ulteriori co-infezioni. Ma ci sono anche buone notizie: secondo alcuni spunti scientifici, ancora da validare ma senz’altro interessanti, la vaccinazione anti-influenzale può portare a un aumento della risposta immunitaria anche contro il coronavirus. 

Quest’anno sempre di più, si verificherà una problematica di acquisizione dei vaccini, a causa di un contingentamento a livello mondiale che, però, è riuscito a coinvolgere in minima parte il nostro Sistema Sanitario Nazionale, il quale, rispetto allo scorso anno, è riuscito ad acquisire quasi il 50% di vaccini in più. 

“Ritengo che la scelta di vaccinarsi sia molto importante e sia un gesto di grande responsabilità verso sé stessi e verso gli altri – conclude Pregliasco -. È possibile vaccinarsi con tranquillità entro la metà di dicembre.

 

Il vaccino 

contro lo pneumococco

Un ulteriore elemento da citare parallelamente è l’importanza della vaccinazione contro il pneumococco (Streptococcus pneumoniae), indicato in particolare per quei soggetti fragili con problematiche croniche a livello respiratorio (es. bronchiti croniche o broncopneumopatici), da richiamare ogni 5 anni. Negli anziani può essere sufficiente una singola dose di vaccino pneumococcico coniugato 13-valente (PVC13) che si può effettuare in contemporanea alla stessa seduta vaccinale influenzale (in due iniezioni distinte). Questo vaccino è utile per prevenire le polmoniti batteriche causate, nel 50% dei casi, proprio dal batterio dello pneumococco”.

 

Alessandra Santangelo


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