Politica

“Il progetto veronese di Rete, gioco di squadra per la comunità”

di Ivano Tolettini -

DAMIANO TOMMASI SINDACO DI VERONA


di IVANO TOLETTINI

Gliel’aveva promesso ed anche lui è stato di parola. Damiano Tommasi l’altro pomeriggio si è fiondato a Vicenza a congratularsi con Giacomo Possamai fresco vincitore sul sindaco uscente del centrodestra Francesco Rucco. Un ko sorprendente come quello che lui stesso aveva inflitto a Sboarina un anno fa. Due anni e mezzo dopo la straripante vittoria del leghista Luca Zaia col 76,79% alle regionali, tre città del calibro di Padova, Verona e Vicenza, autentiche portaerei economiche di stazza continentale, sono convolate a nozze col centrosinistra. Un salto mortale politico che interroga tutto il centrodestra incredulo. Tanto più che in piccolo anche a Vicenza si è ripetuto quello che era già accaduto nella città scaligera: le lotte intestine sono risultate fatali. Pensare che lo stesso Matteo Salvini dopo la debacle di Verona aveva ripetuto che doveva essere un monito a livello locale la divisione tra forze di maggioranza a Roma. Un marchio di fabbrica della sinistra che stavolta ha contraddistinto la destra in Veneto. Da parte sua il centrosinistra cala il poker sull’asse Brescia-Verona-Vicenza- Padova, che si allarga poi a Bergamo, Milano, Alessandria e Torino lungo l’asse della Tav. Mentre Tommasi lo scorso giugno aveva accolto a Verona Enrico Letta, all’epoca segretario Pd, che era venuto a sostenerlo, lui che non è iscritto al partito ed è un sindaco civico, Possamai che del Pd è ancora capogruppo in Regione (darà le dimissioni) ed è anche nella direzione nazionale del partito, invece non ha voluto i big del partito in campagna elettorale perché temeva che Elly Schlein troppo a sinistra potesse essere un boomerang ed alterare il fragile equilibrio della moderata Vicenza, visto che si trattava di uno sprint per pochi voti di differenza. “Di Giacomo, con il quale ho un ottimo rapporto personale – analizza Tommasi -, ho apprezzato la sua proposta perché assomiglia alla mia, quella cioè di stare in mezzo alla gente dei quartieri, ascoltando i loro problemi e cercare di venire loro incontro. Fare Rete, insomma, un gioco di squadra che è vincente e che è l’essenza della politica, tanto più a livello locale”. Proprio come nel calcio di cui Tommasi è maestro, dato che ha vinto lo scudetto con la Roma ai tempi di Capello in panchina, al fianco in campo di un campione come Francesco Totti. I due sindaci lunedì pomeriggio non hanno perso tempo e hanno accennato ai problemi che coinvolgono le due città su temi importanti come “Agsm Aim, la municipalizzata che va pacificata per il bene delle due comunità – aggiunge Tommasi -, la Tav i cui cantieri interesseranno per anni entrambi i capoluoghi; le autostrade e tanti altri progetti comuni”, su un asse che quasi sicuramente coinvolgerà anche Brescia e Padova, poiché sono tanti gli interessi comuni. Quando gli si chiede se il modello delle campagne elettorali di Verona e Vicenza va esportato a livello nazionale visto il cattivo risultato complessivo del Pd guidato da Schlein, Tommasi ripete quello che è sempre stato il suo mantra fin dall’apertura delle urne lo scorso 25 settembre. “Io non sono iscritto al Pd e non mi permetto di giudicare quello che viene fatto in casa d’altri – afferma con calma -, sono stato chiamato a risolvere i problemi di Verona, a cominciare dalla viabilità, come la realizzazione del filobus che ci sta impegnando vista la chiusura dei sottopassi per un anno con gli inevitabili disagi per i veronesi. Abbiamo preso in mano una città ferma, visto che i veronesi ci hanno delegato a risolvere i loro problemi, e in questa fase sono concentrato sulle questioni di Verona”. Come dire, basta e avanza. Tommasi adesso è proteso verso i progetti che lo vedranno dialogare con i territori vicini, appunto Brescia e Vicenza, ma anche con la provincia autonoma di Trento che quest’autunno andrà al voto, ma dove il governatore leghista Maurizio Fugatti dai sondaggi è dato in largo vantaggio.


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