Esteri

Il risveglio di Trump

di Martina Melli -


Trump in piena corsa alla Casa Bianca, come fossimo tornati nel 2016. Dall’ultimo sondaggio del Washington Post ABC infatti, The Donald risulta nuovamente in vantaggio rispetto a Joe Biden, che mai come oggi ha perso credibilità e consensi. Crolla infatti al 36% l’apprezzamento del lavoro svolto fin qui dal Presidente, che a febbraio scorso era al 42%. Il sondaggio ha in particolare evidenziato un dato umiliante per Sleepy Joe: il 63% degli intervistati lo reputa troppo vecchio, privo di quella lucidità mentale necessaria e dunque non all’altezza di un secondo mandato. Se dovesse vincere le presidenziali nel 2024 infatti, Joe Biden si troverebbe a guidare il Paese a 82 anni suonati, un record assoluto per qualsiasi Presidente Usa. Dai sondaggi, emerge inoltre che c’è grande insoddisfazione rispetto all’agenda politica dell’amministrazione attuale: solo il 36% approva ciò che la Casa Bianca porta avanti dal 2020. Se si andasse oggi alle urne, Trump vincerebbe per 7 punti percentuali, 49% contro 42% del Presidente dem. E pensare che Biden ha incentrato tutta l’argomentazione della ricandidatura proprio sulla propria innegabile capacità di fermare il ritorno del parrucchino biondo al vento.
Altro elemento che spicca dal sondaggio è una certa propensione al ritorno di Donald Trump, che, nonostante le mille cause in atto, i falsi in bilancio, le intercettazioni compromettenti, gli scandali e le innumerevoli figuracce accumulate, esce vincitore dal sondaggio. Un dato interessante riguarda la distribuzione del consenso: in passato Biden ha sempre vinto nelle aree centrali, suburbane e tra i giovani. Oggi sappiamo che è Trump il preferito in queste zone, mentre continua a dominare in maniera schiacciante nelle aree rurali. Il consenso di Trump è addirittura superiore a quello del suo diretto competitor Ron DeSantis, anche lui scalzato di diversi punti.
Il due volte governatore della Florida, nonostante la giovane età, la bella presenza e un pedigree da ex campione di baseball, ha messo insieme negli ultimi mesi una serie di passi falsi, comprensivi di spinosa battaglia legale contro un colosso dell’intrattenimento come Walt Disney. Nel suo progetto di “eteroizzazione” della Florida e di ricostruzione del sistema scolastico federale, DeSantis ha varato una serie di leggi controverse, le cosiddette “don’t say gay bills”, che impediscono agli insegnanti di far riferimento all’orientamento sessuale potenzialmente non cisgender dei bambini.
Questo accadeva lo scorso anno. La Disney si è dissociata pubblicamente generando la reazione del Governatore, il quale ha deciso di punire la multinazionale togliendole una serie di facilitazioni fiscali. Una mossa da subito colorata di tonalità vendicative. La Disney non si è fatta intimidire e ha trascinato DeSantis in tribunale.
Questa diatriba, insieme ad altre mosse forti come le limitazioni al diritto d’aborto e il divieto di insegnare la teoria critica della razza nei licei, hanno compromesso irrimediabilmente la preferenza di molte persone per il giovane e abbronzato Ron.
Big Donald ha annunciato la propria candidatura a novembre 2022, mentre Ron DeSantis, nonostante ancora non ci sia alcun elemento che faccia pensare altrimenti, a oggi non ha ufficializzato la propria volontà di guidare gli Stati Uniti. Sappiamo come ragiona Trump (DeSantis è considerato un Trump più intelligente e istruito) e sappiamo anche che l’ex conduttore di The Apprentice non è esattamente il più morigerato e affidabile tra i politici. Tuttavia, sappiamo anche che DeSantis, con le sue idee radicali, la riforma negazionista dell’istruzione e i modi dispotici verso i detrattori, sembra tracciare una linea ancora più pericolosa ed estremista.
Trump è imbarazzante e misogino, ha tradito Melania e ha quasi sicuramente frodato il governo, ma è pur sempre un uomo di 76 anni, con tanto carisma e capacità televisive e meno strategie politiche. Persino nella piccola video conferenza da Mar-a-lago, quella in cui si è (auto)scagionato da tutti i capi d’accusa del Gran Giurì di Ny, è apparso stanco e meno determinato del solito.
Mentre i repubblicani hanno la possibilità di scegliere (addirittura tra un’altra manciata di personaggi oltre ai Borg e Mcenroe della destra americana) i dem sono completamente sprovvisti di carte da giocare.
Lo stesso partito non è entusiasta di competere alle presidenziali con Biden come unica chance, e si augura ardentemente che nei prossimi mesi emerga un nuovo candidato (più giovane, più convincente, più tutto) su cui puntare.
Nessun sondaggio sarà mai così significativo, soprattutto all’inizio di un ciclo elettorale, e gli strateghi del presidente, così come alcuni analisti indipendenti, hanno messo in discussione la stessa metodologia di raccolta dei dati. Ma anche se non fosse attendibile, altri sondaggi recenti hanno mostrato come la corsa sia effettivamente in parità, con Biden o Trump che mantengono un vantaggio ristretto entro il margine di errore. Facendo una summa di tutti i pareri raccolti, l’unico elemento inconfutabile è che il Presidente Biden affronterà la sfida 2024 senza alcuna garanzia di vittoria.


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