Politica

Il Senato approva la Manovra, ora tocca alla Camera

di Cristiana Flaminio -


Il Senato approva la Manovra, il primo round, per il governo, è andato. Ora se ne parlerà dopo Natale, il 28 dicembre per la precisione, per il passaggio alla Camera. Palazzo Madama ha approvato la Legge di Bilancio con 109 voti favorevoli, 72 contrari e due astenuti. In scioltezza, la maggioranza ha superato il primo scoglio in attesa del secondo e decisivo passaggio che trasformerà la manovra in legge.

Il voto del Senato sulla Manovra ha soddisfatto il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti. Ma il governo esulta. Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, si è detto “molto soddisfatto” per l’approvazione della legge di bilancio. L’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, lo è di meno. E, in sede di dichiarazione di voto, ha tuonato: “Il ministro Giorgetti ha firmato il Patto di stabilità dove c’è scritto che noi dobbiamo avere una curva di rientro debito-Pil dell’1%. La legge di bilancio prevede nei prossimi anni lo 0,1%. Per questo anno, segnatevelo, mancano 18 miliardi. Ma tranquilli, la manovra correttiva la faranno dopo le europee. E non date la colpa all’Europa, perché non sta in piedi. La maggioranza è passata da ’è finita la pacchia’ al pacchetto, ma quando con il Patto di stabilità gli hanno dato il pacco, è scattata la ripicca: questa in poche parole la politica del governo Meloni”. Delusa anche Maria Stella Gelmini che ha collocato Azione sul fronte del no: “A sentire il governo sembrava che questa dovesse essere una manovra impeccabile. Ma la manovra inemendabile è stata ripetutamente emendata, i tempi si sono allungati, i malumori interni alla maggioranza sono abbasta evidenti. C’è da parte del governo Meloni poco di vantarsi”. Parole dure anche da Francesco Boccia (Pd): “La legge di Bilancio ci preoccupa perché è scritta sull’acqua. Per la seconda volta in due anni scrivete una manovra basata su previsioni errate. Vi siete presentati in Parlamento dicendo che cresceremo dell’1,2%» un dato solo per il governo Meloni. Peccato perché è 0,8% per la Banca d’Italia, 0,7% per l’Itat, 0,5% per Confindustria. La nostra preoccupazione – ha concluso – è legata a tutto quello che è stato messo dentro alla manovra, perché è improntata sul breve termine in un contesto fragile e incerto e con poche risorse a disposizione”.


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