Politica

Il voto che mette in discussione il potere in Europa

di Eleonora Ciaffoloni -


Ripetere il risultato del 2019 sarebbe stato quasi impossibile, lo sapeva Emmanuel Macron e lo sapeva anche Olaf Sholz, ma ritrovarsi al governo in netta minoranza rispetto al volere dei cittadini ha messo a dir poco in discussione il potere in Europa.

Punti percentuali che sono stati persi dai leader al governo, ma che soprattutto sono stati guadagnati dalle destre (anche più estreme) che da ora avranno maggiore spazio al Parlamento europeo. Non avverrà quella che alcuni pensavano come una rivoluzione, ma di certo gli equilibri non saranno più gli stessi. Perché il Rassemblement National del 28enne Jordan Bardella ha vinto le Europee in Francia tanto da far arrivare il presidente Macron a sciogliere l’Assemblea nazionale e indire elezioni anticipate già entro la fine del mese.

Venendo ai numeri, Rn ha ottenuto circa il 31,5% dei voti, mentre la lista macroniana il 14,5%. Numeri per cui Macron ha nell’immediato preso la decisione di tornare alle urne; numeri per cui Le Pen ha annunciato: “Siamo pronti a governare”. Al risultato che ha fatto strabuzzare gli occhi (ma non troppo) in Francia risponde quello tedesco: in Germania non è passata inosservata la schiacciante vittoria del partito di Ursula von der Leyen (Cdu) con oltre il 30% dei voti, ma la vera sorpresa di queste elezioni sono stati i nazionalisti tedeschi di Alternative für Deutschland che hanno superato l’Spd del Cancelliere Olaf Scholz, (13,9% contro il 15,9% di Afd).

E tra dirimpettai, a piangere la sconfitta c’è il premier belga Alexander De Croo, che ha ammesso la debacle dei Liberali e Democratici Fiamminghi (Open Vld) e ha annunciato le sue dimissioni. Ad avere la meglio anche qui le forze del centro-destra, in particolare, il migliore risultato alle urne europee l’ha portato a casa Vlaams Belang con quasi il 15%. Un impatto, quello delle destre – che hanno avuto campo ormai libero anche in Italia, Ungheria, Slovacchia, Austria e Danimarca – che si riverserà a Strasburgo dove qualcosa cambierà, di certo, ma non troppo.

I veri vincitori sono i Popolari europei che con un guadagno di dieci seggi arrivano a toccare i 186 poltrone e a rappresentare il gruppo più numeroso in aula. Seguono i socialisti che toccano quota 135 perdendo quattro seggi. Si inizierà a lavorare già da domani e, appuntamento importante sarà quello dei Popolari il prossimo 18 giugno. Cambia sì, perché gli estremi si sono rafforzati, soprattutto a destra, ma non si esclude a priori, ancora una volta, una “maggioranza Ursula”.


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