Attualità

“In missione sul Lago Maggiore”, il mistero della morte degli 007

di Rita Cavallaro -


In una targa commemorativa c’è la soluzione della spy story degli 007 annegati lo scorso 28 maggio nel Lago Maggiore. Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, i due agenti dei Servizi inghiottiti dalle acque durante una tempesta, erano in missione per l’Aise durante il meeting con altre spie del Mossad. È scritto sulla pietra, nel vero senso della parola, sulla targa commemorativa esposta nella sede del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza italiano, in occasione della Giornata della memoria 2024. Nella biografia di Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, rispettivamente di 53 e 62 anni, affiancata agli altri quattro 007 caduti in servizio tra cui Nicola Calipari, è riportata la seguente dicitura: “Perde la vita nelle acque del Lago Maggiore il 28 maggio 2023, nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri”.
Una missione culminata nella terribile tragedia. Intorno alle 19 del 28 maggio scorso, infatti, una forte raffica di vento aveva causato il naufragio di una barca che navigava sul Lago Maggiore. Sulla houseboat “Gooduria”, di proprietà dello skipper 60enne Claudio Carminati, di fatto informatore dell’intelligence, e della moglie russa Anna Bozhkova (nella foto, profilo Facebook Anya Bozkhova), c’erano ventuno passeggeri, tutti 007, nonostante l’imbarcazione fosse omologata per trasportarne solo quindici. Oltre ai due agenti italiani, morirono annegati anche Shimoni Erez, un’ex spia israeliana, e la moglie dello skipper, che secondo le indiscrezioni era vicina ai servizi di Vladimir Putin. La tragedia portò ad azioni quasi rocambolesche. Gli agenti del Mossad furono esflitrati di tutta fretta in Israele. Gli italiani, che erano stati portati in ospedale per le prime cure, si dileguarono dal nosocomio per raggiungere rapidamente gli appartamenti in cui avevano alloggiato, al di fuori dei circuiti alberghieri che prevedono prenotazioni. E li abbandonarono di corsa nella notte, portando via documenti e report da quelle che, secondo indiscrezioni, sarebbero state delle basi temporanee sul territorio. Tanta carne al fuoco, i migliori ingredienti per una spy story, attorno a un’operazione di intelligence che sarebbe dovuta rimanere nell’ombra e che invece era sfuggita di mano, finendo alla ribalta delle cronache. Nonostante oggi c’è la certezza che quella fosse “una delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri”, resta il mistero sui compiti affidati agli 007 dell’Aise. A quanto risulta a L’identità, come già raccontato in una ricostruzione dello scorso fine maggio, quella riunione sarebbe stata organizzata per avviare un processo di de-escalation, a seguito della tensione tra intelligence internazionali scaturita dalla fuga di Artem Uss, il criminale russo ai domiciliari e oggetto di una richiesta di estradizione degli Usa, esfiltrato dall’Italia con un’operazione pianificata nei dettagli. E non a caso su quella barca c’erano spie dell’Aise, l’agenzia per la sicurezza esterna, e non dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna finita nel polverone per non aver tenuto sotto osservazione Uss nella villa di Basiglio e i suoi contatti. Non a caso su quella barca c’erano gli agenti del Mossad, nel ruolo di supervisori delle informazioni e della loro corretta interpretazione. Non a caso su quella barca c’era la moglie russa dello skipper, in odore di servizi segreti legati al Cremlino e, probabilmente, fonte di notizie sull’operazione di copertura che ha portato alla fuga di Uss. Non a caso quella barca era condotta da Carminati, un informatore dei servizi, anche se non si sa bene di quali, visto che parla diverse lingue, tra cui il bulgaro e altre dell’Est Europa. Una figura controversa, che è stato indagato per naufragio e omicidio colposo, e il cui ruolo lascia ancor più dubbi.
Resta il fatto che, nonostante i nuovi elementi emersi dalle targhe commemorative, non sono stati tuttora chiariti i contorni di quella terribile tragedia.


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