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Intervista a Federico Faggin: “Trump-Biden e il terzo incomodo, se l’Ai corre per la Casa Bianca”

di Ivano Tolettini -


“Le elezioni presidenziali del prossimo anno negli Stati Uniti faranno da apripista nell’era dell’Intelligenza Artificiale (IA). Ne sono convinto, e saranno il banco di prova di come sarà usata e abusata per essere eletti, perché non sempre quello che succede nelle elezioni è trasparente”. Il fisico vicentino Federico Faggin, 81 anni, ne è convinto. È uno dei protagonisti della rivoluzione della Silicon Valley quale inventore del microprocessore. Quando ci risponde è appena uscito dagli studi Rai di corso Sempione, a Milano, dove ha partecipato alla trasmissione radiofonica “Giù la maschera”, in cui s’è parlato di Intelligenza Artificiale.

La tecnica, prof. Faggin, è sempre più al centro della nostra vita. L’IA entra di gran carriera anche nella letteratura. Che cosa teme?
Che venga usata male. Vede, non ho paura della IA in quanto tale, vale a dire che possa senza il controllo umano diventare una minaccia. La IA, come ripeto sempre, è uno strumento, non è cosciente, è l’uomo che decide di usarla bene o male, per ingannare o aiutare il prossimo. Allora la grande questione non è l’IA, ma come sarà usata e magari abusata dall’uomo.
Il passato che cosa ci insegna?
Purtroppo se uno guarda al passato, a quello che accade nel web, pensiamo al cyber crime, dobbiamo preoccuparci. Quindi una tecnologia che imita l’uomo può prestarsi a molti più inganni delle tecnologie del passato. È un evidente problema, per questo dico che l’intelligenza artificiale va regolata.
Trovare un ente regolatore sovranazionale, diciamo tipo Onu, non appare agevole.
Purtroppo appare molto difficile, anche perché ravviso che i nostri governanti non sono preparati, mentre la tecnologia si sta muovendo molto rapidamente. Lo constatiamo tutti. Ci vorrebbe un’istituzione planetaria che gode della fiducia di tutte le nazioni ed è anche in grado di sanzionare che fa il furbo. Un’impresa ardua.
La questione è che ci potrebbero essere regimi, che siano temperati come quelli democratici, oppure totalitari, che in particolari condizioni potrebbero sottrarsi al controllo.
Non c’è dubbio, ma chi ci governa dovrebbe cominciare ad affrontare il tema prima che sia troppo tardi.
Altro tema è che l’IA appare governata nel mondo occidentale dove ci si interroga anche con senso etico sui limiti, mentre nei regimi totalitari dove non c’è contrappeso tra i poteri potrebbe diventare una minaccia per la convivenza sia interna che internazionale.
Non c’è dubbio che l’IA nei regimi autocratici sarà usata per servire il potere, ma anche nei regimi democratici verrà utilizzata per fare la guerra in maniera più efficiente, per rendere più pervasivi i servizi segreti, e tutto il resto. Lo abbiamo visto alle presidenziali del 2020 anche in un paese così civile come gli Stati Uniti, quando Trump continuava a ripetere che c’erano stati brogli senza portare prove. Dunque, è sufficiente analizzare quello che accade in America, dove vivo ormai da più di mezzo secolo, e osservare gli scandali che periodicamente vengono fuori per condizionare le elezioni, per comprendere la complessità del fenomeno.
Dunque, non è soltanto nei regimi totalitari che ci sarà il rischio dell’abuso.
Proprio così, perché la IA può essere utilizzata contro gli avversari politici. Poiché questo potrà succedere in qualsiasi Paese, servono le regole. L’IA è una grande opportunità, ma anche un’arma in più, molto potente. È possibile ingannare e dissimulare con molta più facilità rispetto al passato e quindi ne vedremo di belle. Bisogna essere preparati. La politica non mi pare lo sia.
A proposito di elezioni, visto che in molti Paesi si esprime il consenso con il voto elettronico, siamo tranquilli per la genuinità, non c’è il rischio di brogli?
Penso di no, le votazioni sono sicure, i sistemi di protezione adeguati, però una volta che ci sono i risultati, qualcuno potrebbe utilizzare le tabulazioni per profilare la popolazione. Bisogna stare molto attenti.
Lei stesso si dice sorpreso del progresso tecnologico.
ChatGpt 3.5, quello che risponde alle nostre domande, è stato quello che ha fatto il salto più grosso in avanti nella IA generativa, me l’aspettavo tra 5 anni. Ecco perché servono le regole.


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