Esteri

Artificial Election Day: il peso della tecnologia sulla sfida Usa

di Ernesto Ferrante -


Con gli hacker russi non più di moda, tocca all’intelligenza artificiale il ruolo di grande spauracchio delle prossime presidenziali Usa. Più della metà degli statunitensi ritiene che possa favorire la disinformazione, incidendo sull’esito delle elezioni che nell’autunno 2024 determineranno chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. I dati raccolti da Axios e Morning Consult mostrano il radicamento di tale convinzione nel 53% degli intervistati.
Gli americani, sia repubblicani che democratici, si sentono più pessimisti (36%) che ottimisti (26%) rispetto al futuro dell’IA e sono scettici riguardo l’adozione di un sistema realmente efficace di regole per scongiurare pericolose derive.
La divisione di cybersecurity di Google ha già fatto sapere che, da metà novembre, chiederà agli inserzionisti politici di indicare se i contenuti a pagamento, immagini, audio o testi, siano stati realizzati con software di IA, con il rischio di ingannare l’elettorato. Un rimedio alla “crescente diffusione di strumenti che producono contenuti sintetici”, l’ha definito un portavoce di Google.
Alphabet applica già politiche pubblicitarie che vietano la manipolazione dei media digitali per fuorviare l’utenza in materia di politica, questioni sociali o affari di interesse pubblico. Il gigante con base a Mountain View pensa a watermark come “questa immagine non raffigura eventi reali” o “questo video è stato generato sinteticamente”. L’azienda ha fatto sapere di continuare a investire in tecnologia per rilevare e rimuovere contenuti scivolosi dal suo motore di ricerca e da YouTube.
Meta, che controlla Facebook e Instagram, pur non avendo una regola ben definita, limita già audio modificati e immagini falsificate, utilizzati per disinformare. TikTok non consente annunci politici. X, di proprietà di Elon Musk, è ritenuto dagli esperti il terreno più fertile per la semina di falsità.
I casi di Biden che annunciava di aver reintrodotto la leva obbligatoria e di voler mandare gli americani a combattere in Ucraina e di Trump abbracciato a Fauci, hanno fatto scattare l’allarme. Quella dell’intelligenza artificiale generativa, impiegata per “tagliare su misura” i messaggi indirizzati ai singoli elettori, sembra essere una prospettiva secondaria. Ad oggi i rischi sono più grandi dei non ancora dimostrabili benefici.
Nel maggio scorso, Geoffrey Hinton, il “Padrino dell’IA”, in una dichiarazione resa alla BBC ha espresso le sue preoccupazioni sui suoi possibili usi impropri. “Sono giunto alla conclusione che il tipo di intelligenza artificiale che stiamo sviluppando è molto diverso da quella che abbiamo. Noi umani siamo sistemi biologici, mentre questi sono sistemi digitali. La grande differenza è che con i sistemi digitali abbiamo molte copie dello stesso set. E tutte queste copie possono imparare separatamente ma condividere le loro conoscenze all’istante”, ha affermato Hinton, paventando il rischio dello sfruttamento di questo potenziale da parte di un autocrate per accrescere il potere a sua disposizione.
Eric Schmidt, ex amministratore delegato di Google, ha sottolineato che siti come Twitter o Facebook non stiano contrastando le fake news generate dagli strumenti avanzati dell’Artificial intelligence.
Per Schmidt, “le elezioni del 2024 saranno un disastro perché i social media non ci proteggono dalle fake news generata falsamente dall’intelligenza artificiale. Ci stanno lavorando, ma non l’hanno ancora risolto. E infatti, i gruppi di fiducia e sicurezza stanno diventando più piccoli, non più grandi”.
Nell’incontro avvenuto ad agosto tra il presidente Joe Biden e i colossi big tech, era stato posto l’accento anche su un altro aspetto della questione, la privacy di chi se ne serve, per evitare forme di “discriminazione”. Nel tempo si è notato infatti che le intelligenze artificiali, apprendendo da archivi gratuiti attinti dalla cultura degli ultimi decenni, tendono ad assorbire stereotipi razzisti molto diffusi tra vari strati della popolazione. Un problema sui cui la Casa Bianca ha richiesto un intervento deciso.
Il sub-Committee for privacy, Technology and law del Senato americano ha recentemente audito i vertici di grandi corporations tecnologiche, accademici e policy-makers relativamente all’implementazione di un modello di regolazione normativa di carattere non settoriale per l’Intelligenza artificiale. Proprio al Senato è stata depositata una proposta di legge bipartisan che mira ad istituire una agenzia federale indipendente di controllo per l’IA ed una serie di vincoli per produttori e distributori dell’ecosistema digitale.
Candidati e grandi elettori si preparano alla grande corsa con il potentissimo intruso, cercando e chiedendo rimedi efficaci contro gli sconfinamenti, tenendo però ben presenti le Colonne d’Ercole da non superare mai, quelle della limitazione del cosiddetto “free speech”, rendendo lettera morta il Primo Emendamento.


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