Cultura & Spettacolo

Isola chi ti isola. E ritorno

di Nicola Santini -


Ci troviamo, su una remota isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, nemmeno troppo identificata, presi a seguire le vicende di due amici di vecchia data, Padraic e Colm, che si ritrovano in un’impasse quando Colm decide d’amblé di porre fine alla loro amicizia. Mi ricorda un po’ qualcuno. Padraic, basito, non accetta questo rifiuto e tenta di rilanciare, nella speranza di salvare in qualche modo la relazione, con la complicità della sorella Siobhan e da Dominic, un ragazzotto isolano alle prese con i propri fantasmi.

Tanto lavoro di fino ma che non ha altro esito che rafforzare la determinazione dell’ex amico e, anche di fronte all’ultimatum, gli eventi precipitano rapidamente, con conseguenze da far accapponare la pelle.

L’indagine accurata nelle paure e nei punti interrogativi è una consuetudine dello sceneggiatore e regista irlandese, con Gli Spiriti dell’Isola McDonagh sforna quel confine labilissimo che traccia tra ingenuità e inettitudine, tra depressione e scazzo, che si legge nei personaggi di Farrell e Gleeson che proprio non riescono a trovare un terreno di incontro di fronte a un cambiamento del loro asset amicale.

Colm, forse perché più agé e più vicino alla fossa, sente avvicinarsi la fine e con essa l’urgenza e la necessità di lasciare qualcosa al mondo, vuole sopravvivere a se stesso e non gli basta il ricordo e l’affetto di chi lo ha conosciuto. Nella sua testa c’è la spinta a creare musica e rimanere trai vivi, sul modello di Mozart, che viene più volte citato nel film.
Padraic invece si crogiola nella canzone del presente, nel vivere il momento, nel qui e ora, si trascina lungo le coste dell’isola, sbevazza, si lancia in conversazioni prive di ogni senso logico con chi incontra e questo lo rende un frustrato incazzoso, perché non ci sono nè quesiti o paure, nel suo vissuto, non fino al momento in cui Colm non comincia ad ignorarlo, facendo saltare ogni sua certezza.

I due interpreti offrono al pubblico due performance di una certa stazza, regalando una vita a due personaggi agli antipodi che cantano la favola della vita molto diversamente ma che si cagano sotto all’idea del domani. Il più vecchiotto che sente sul collo l’approssimarsi della fine, e il sempliciotto che manco sotto sforzo arriva a farsi una domanda e prova ad andare avanti come se nulla fosse, come se la vita fosse immobile e senza rischi di sconvolgimento della comfort zone. Cosa che non sta bene alla sorella di Padraic che invece vuole lasciare l’isola e costruire qualcosa per se stessa, per la sua vita e il suo avvenire.
Martin McDonagh firma anche la sceneggiatura con una scrittura ancora una volta drammatica e ironica allo stesso tempo, disegna la psiche con grande precisione dei protagonisti, ma non trascura dettagli dei personaggi di contorno, andando a tratteggiare un mondo estremamente realistico e concreto, seppure immerso in un vivere ai margini che sembra non essere mai tantibile fino in fondo e su cui aleggia un velo quasi magico che giustifica gli eventi e li rende insoliti ma credibili.

La decisione tombale di Colm fa piombare Padraic in uno stato alterato melodrammatico e totalizzante, che non conosce fuga alcuna se non la continua ricerca del confronto, la richiesta di spiegazioni e, di fronte al rifiuto dell’altro, la frustrazione.
Centrale nella storia è anche quell’ambientazione, che grazie all’occhio di McDonagh si riduce ad un’efficacissima essenziale e fondamentale minimalista cornice per le storie narrate. Quasi a interpretare a sua volta il ruolo di testimone impassibile nella sua bellezza selvaggia senza che diventi la cartolina iconica che sfocia facilmente in questi casi rma che qui trasforma la terra e la vegetazione in conributo. Lanoia, la fatica, la frustrazione diventano concrete attraverso certi scorci, certe pianure, certe piante, fino all’insoddisfazione che comanda in quei luoghi, nonostante la bellezza naturale, dove e ogni personaggio,trova la sua collocazione e il suo spazio per emergere, dove la natura aiuta a piazzarsi nella storia.

Gli Spiriti dell’Isola è la storia di un’amicizia eterna fin che dura e finchè è dura , dove esiste qualcuno, uno almeno, capace di porsi in modo critico senza farsi prevalere dalla contingenza.

Tutto questo, in sedute dallo strizzacervelli può richiedere molto tempo e denaro. Con due ore circa e pochi euro, si arriva a tantissime risposte.

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