Editoriale

L’ EDITORIALE – Cara Elly fai due Conte…

di Tommaso Cerno -


Cara Elly fai due Conte. Stavolta ha agito con destrezza. Lontano da quel soprannome che lo accompagna da parte dei suoi detrattori: er Moviola. Paolo Gentiloni con abile mossa riprende il campo e si mette al centro di un Pd in preda a forze oscure. Come una pre-riserva della Repubblica rinuncia alla candidatura europea, che poteva portargli solo guai, elettorali e di conflitto interno con Elly Schlein, per spiegare al centrosinistra in crisi che un nuovo Prodi esiste e non si trova in Parlamento né fra i banchi del Pd né fra quelli del Movimento 5stelle. Una bomba lanciata con il solito sorriso sornione di chi la sa lunga e di chi è sempre sembrato un po’ lì per caso salvo poi rendersi conto che per quanto fortunato se non hai stoffa non ti capita di fare il ministro degli Esteri, il Presidente del Consiglio, il Commissario Europeo, il segretario in pectore di un Pd post sconfitta e il successore di Sergio Mattarella al Quirinale.

E così Gentiloni è tornato e sa bene che dopo le Europee ci sarà bisogno di lui. Per assurdo in entrambi gli scenari possibili. Nel caso in cui Elly Schlein esca con le ossa rotte dalla competizione solitaria contro Giorgia Meloni. Situazione nella quale l’implosione del Nazareno è scontata e la necessità di una ricomposizione delle forze finite nella diaspora dei segretari da Renzi in poi avrà bisogno di un federatore.
Ma il fortunato Gentiloni, che come abbiamo visto è anche piuttosto astuto, sa bene che anche nel caso di un buon risultato, superiore a quel fatidico 20 per cento, che ai tempi di Veltroni significava fallimento totale, ai tempi di Renzi pareggio e ai tempi di Schlein vittoria, segno che la sinistra usa la tecnica dei ferrovieri che per far arrivare il treno in orario spostano l’ora di arrivo anziché aggiustare i binari, qualcuno verrà a chiedere il suo aiuto.

Perché il Pd si trova nella situazione assurda che perdere sarebbe meno pericoloso che vincere per la propria tenuta interna e per i propri equilibri sconquassati dalla vittoria di Schlein. Una Elly trionfante con il suo 20 per cento scatenerebbe la corsa a incoronare la prima donna leader della sinistra capo della coalizione di opposizione al governo Meloni. E questo genererebbe la frattura definitiva con quel mondo riformista e popolare che non è disposto a portare acqua a un Pd di stampo radicale e lontano dal disegno moderato post Veltroni. Ed ecco che al Nazareno si corre ai ripari e già si immagina a posteriori di spiegare la scelta di Gentiloni come una grande strategia corale, che essa assolutamente non è. Una specie di contrappeso moderato e liberale alla natura diessina della classe dirigente uscita vincitrice dalle primarie più pazze della storia della sinistra.

Ma si sa che così non potrà essere perché se c’è un avversario peggiore di Giuseppe Conte per questa sinistra a trazione Schlein è proprio il mondo ex Dc che sta spingendo per una frattura anche parlamentare, come nel caso del voto sulle armi all’Ucraina, per convincere Elly Schlein ad abbandonare il sogno di guidare in prima persona il Pd e di sfidare Giorgia Meloni come leader unica di un’opposizione che per ora ha fatto più guerra a se stessa che non al governo. Trovando nella destra, sul fronte dell’autolesionismo, una degna rivale.


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