Esteri

La Cina conquista la fiducia dei cittadini Asean

Amara sorpresa per il governo giapponese che commissiona il sondaggio e scopre che nel Sud Est asiatico è Pechino a godere della considerazione della maggioranza

di Giovanni Vasso -

(Brasília - DF, 13/11/2019) Presidente da República Popular da China, Xi Pinping..Foto: Alan Santos/PR


Per la prima volta dal 2015, i cittadini dei Paesi Asean che rientrano nell’associazione delle nazione del Sud Est asiatico, hanno affermato di ritenere la Cina il partner più importante per garantire un futuro all’Asia sudorientale. Scalzato il Giappone che aveva commissionato, come ormai da anni, il sondaggio che ha coinvolto 2.700 persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni.
Proprio il governo di Tokyo ha pubblicato i dati relativi all’indagine commissionata dal ministero all’Economia e affidata alla società Ipsos di Hong Kong. Il campione di intervistati ha tenuto presente cittadini di ciascuno dei dieci paesi Asean, tranne Myanmar. Dunque hanno risposto alle domande dell’istituto demoscopico i cittadini di Filippine, Indonesia, Malaysia, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos e Cambogia. Per loro ci sono pochi dubbi: il partner più importante nell’area è Pechino. La Cina è stata riconosciuta come guida del Sud Est Asiatico dal 48 per cento degli intervistati. Resta importante, anche se in caduta libera di otto punti rispetto all’ultimo sondaggio risalente al 2019 il ruolo del Giappone nell’area, che viene percepito come fondamentale dal 43 per cento del campione. Infine il 41 per cento dei cittadini che hanno risposto alle domande dell’Ipsos hanno ritenuto affidabile e fondamentale, anche in chiave futura, il ruolo degli Stati Uniti d’America.
Sembra che a giocare un ruolo centrale nel recupero di consenso da parte della Cina ci sia stata la cosiddetta diplomazia dei vaccini. Cioé gli accordi e il sostegno garantito da Pechino ai Paesi dell’area Asean durante la pandemia Covid. Eppure non sembra abbastanza. Tra la Cina e i Paesi del Sud est asiatico i rapporti si sono rasserenati soltanto negli ultimi decenni. Il riavvicinamento tra Pechino e l’Asean, inizialmente molto scettica nei rapporti con il Dragone, ha ragioni profonde e che possono essere individuate anche nelle mire politiche ed economiche della Cina stessa. Nel 2013, infatti, il presidente cinese Xi Jingping aveva proposto un ruolo strategico ai Paesi dell’Asean nell’ambito del progetto relativo alla nuova via della Seta, la Belt and Road initiative. Da quel momento in poi il rapporto tra Cina e i Paesi membri si è andato via via normalizzando fino a giungere all’entrata in vigore, il 1 gennaio scorso, del Rcep, il Regional Comprehensive Economic Partnership. Il patto, sottoscritto il 15 novembre scorso dopo una gestazione lunghissima che è durata ben otto anni, ha fatto registrare le adesioni anche di Giappone, Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda. L’area Sud-Est asiatica, così, è diventata il mercato principale di Pechino, scalzando anche l’Unione Europea.
È chiaro, dunque, che siano diverse le conseguenze di un patto del genere. Positive o meno. Perciò non sembra un caso se l’area sia diventata, con il caso Taiwan, una delle zone a più alta tensione nel mondo.


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