La Cina ridisegna il mondo e quel ritorno dell’ex Urss
XI JINPING PRESIDENTE REPUBBLICA CINESE VLADIMIR PUTIN
Siamo alle solite, l’Unione europea si scaglia contro la Cina – facendo gli interessi degli Stati Uniti – e annuncia che affronterà il nodo delle relazioni sino-europee al Consiglio di giugno. La macchina burocratica di Bruxelles e il dover trovare la quadra tra 27 Paesi membri fanno sì che i tempi di reazione europei siano bruciati dal Dragone, che si muove sullo scacchiere globale a una velocità fantascientifica per la nostra diplomazia. Il risultato è che mentre le parole ostili dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell risuonano oggi, quando il Consiglio deciderà di passare ai fatti saranno passati due mesi. Quel che però appare evidente fin da ora è che, almeno a sentire Borrell, la Ue intende ripetere pedissequamente l’errore di assecondare gli Usa come fatto con il conflitto russo-ucraino anche nella vicenda di Taiwan. Ossia schierarsi con Taipei e con Washington contro Pechino, proprio come sta facendo con l’Ucraina, inviando armi contro la Russia.
Le relazioni tra Ue e Cina dovrebbero essere all’ordine del giorno tutti i giorni e non essere rinviate a giugno. Come sa bene il presidente francese Emmanuel Macron, che per primo ha cercato di intavolare una trattativa con Pechino per proporre un piano di pace e porre fine al conflitto nel Donbass. Intanto però prosegue la guerra delle parole. Come la bufera scatenata dalle affermazioni dell’ambasciatore cinese in Francia Lu Shaye in un’intervista alla tv Lci.
Alla domanda sui confini ucraini e sulla Crimea annessa alla Russa nel 2014, l’ambasciatore cinese ha risposto: “Dipende da come si percepisce il problema. C’è la Storia. La Crimea era parte della Russia, è stato Krusciov ad offrirla all’Ucraina all’epoca dell’Urss”. Poi, l’ambasciatore di Xi Jinping ha invitato la comunità internazionale a smetterla di cavillare sulla questione delle frontiere ex sovietiche: “Non hanno statuto effettivo nel diritto internazionale perché non c’è stato accordo per concretizzare la loro sovranità”, spiega Lu. “Ora – fa presente – è urgente realizzare il cessate il fuoco”. “Sono inaccettabili le dichiarazioni” dell’ambasciatore Lu, “che mettono in dubbio la sovranità dei Paesi divenuti indipendenti con la fine dell’Unione Sovietica nel 1991”, attacca Borrell: “L’Ue può solo supporre che queste dichiarazioni non rappresentino la politica ufficiale della Cina”. In verità le parole sono un messaggio chiaro e forte sulla questione dell’indipendenza di Taiwan, che Pechino considera territorio cinese. Ma anche un modo per dire all’Europa di non intromettersi nelle questioni interne cinesi altrimenti la Cina farà lo stesso nei confronti della Ue. Proprio su Taiwan peraltro Borrell ha gettato altra benzina sul fuoco, affermando che le navi Ue dovrebbero pattugliare lo Stretto di Taiwan. Come se non bastassero quelle Nato (comprese quelle italiane).
Dal canto suo, Pechino opta ancora una volta per la diplomazia. “Cina e Unione europea non dovrebbero basare le loro relazioni sulla base degli eventi della guerra ucraina o farle sottostare a una fedeltà atlantica agli Stati Uniti”. Così l’ambasciatore cinese presso l’Ue Fu Cong in un’intervista a ThePaper.cn. “La politica della Cina nei confronti dell’Europa è rimasta stabile per molto tempo e considera l’Europa un partner strategico”, sottolinea Fu, aggiungendo che la politica di Pechino è quella di considerare Cina ed Europa “due grandi forze, due grandi mercati”, che devono investire sul loro dialogo e sulla loro cooperazione “per il bene del mondo”.
Però, chiarisce Fu, “la parte europea non dovrebbe guardare alle relazioni Cina-Europa attraverso il prisma della crisi ucraina, figuriamoci sviluppare relazioni con gli Stati Uniti a spese delle relazioni Cina-Europa e degli interessi cinesi”. Secondo l’ambasciatore, “proprio come le relazioni bilaterali della Cina con qualsiasi Paese, le relazioni Cina-Ue sono multiformi e non monotematiche, e le relazioni Cina-Ue non sono dirette, dipendenti o soggette a terze parti e non dovrebbero essere legate alla questione dell’Ucraina”. Il diplomatico ritiene che anche la Cina sia “vittima di questa crisi” e certamente – fa presente – non è “responsabile della crisi ucraina”. Ciononostante, Fu difende anche le relazioni di Pechino con la Russia, al di là delle “idee sbagliate” che ci sono in Europa su questo rapporto. Si tratta di due vicini diretti, che intrattengono una relazione “negli interessi di entrambi i popoli”.
Fu inoltre sottolinea che l’incontro annuale dei leader Cina-Ue è stato il punto più importante dell’agenda politica di Pechino e Bruxelles quest’anno. Infine l’ambasciatore ribadisce l’impegno di Pechino per la pace. Il recente successo della Cina nel mediare il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran potrebbe avere “implicazioni significative” per una risoluzione della crisi ucraina. E anche l’Europa potrebbe svolgere un ruolo. Sempre se – è questo il punto – ovviamente la smettesse di inviare armi a Kiev. Fintanto che la Ue, sotto il cappello della Nato e quindi degli Usa, sarà cobelligerante al fianco dell’Ucraina contro la Russia, non potrà proporsi come mediatore per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati.
Le relazioni tra Ue e Cina dovrebbero essere all’ordine del giorno tutti i giorni e non essere rinviate a giugno. Come sa bene il presidente francese Emmanuel Macron, che per primo ha cercato di intavolare una trattativa con Pechino per proporre un piano di pace e porre fine al conflitto nel Donbass. Intanto però prosegue la guerra delle parole. Come la bufera scatenata dalle affermazioni dell’ambasciatore cinese in Francia Lu Shaye in un’intervista alla tv Lci.
Alla domanda sui confini ucraini e sulla Crimea annessa alla Russa nel 2014, l’ambasciatore cinese ha risposto: “Dipende da come si percepisce il problema. C’è la Storia. La Crimea era parte della Russia, è stato Krusciov ad offrirla all’Ucraina all’epoca dell’Urss”. Poi, l’ambasciatore di Xi Jinping ha invitato la comunità internazionale a smetterla di cavillare sulla questione delle frontiere ex sovietiche: “Non hanno statuto effettivo nel diritto internazionale perché non c’è stato accordo per concretizzare la loro sovranità”, spiega Lu. “Ora – fa presente – è urgente realizzare il cessate il fuoco”. “Sono inaccettabili le dichiarazioni” dell’ambasciatore Lu, “che mettono in dubbio la sovranità dei Paesi divenuti indipendenti con la fine dell’Unione Sovietica nel 1991”, attacca Borrell: “L’Ue può solo supporre che queste dichiarazioni non rappresentino la politica ufficiale della Cina”. In verità le parole sono un messaggio chiaro e forte sulla questione dell’indipendenza di Taiwan, che Pechino considera territorio cinese. Ma anche un modo per dire all’Europa di non intromettersi nelle questioni interne cinesi altrimenti la Cina farà lo stesso nei confronti della Ue. Proprio su Taiwan peraltro Borrell ha gettato altra benzina sul fuoco, affermando che le navi Ue dovrebbero pattugliare lo Stretto di Taiwan. Come se non bastassero quelle Nato (comprese quelle italiane).
Dal canto suo, Pechino opta ancora una volta per la diplomazia. “Cina e Unione europea non dovrebbero basare le loro relazioni sulla base degli eventi della guerra ucraina o farle sottostare a una fedeltà atlantica agli Stati Uniti”. Così l’ambasciatore cinese presso l’Ue Fu Cong in un’intervista a ThePaper.cn. “La politica della Cina nei confronti dell’Europa è rimasta stabile per molto tempo e considera l’Europa un partner strategico”, sottolinea Fu, aggiungendo che la politica di Pechino è quella di considerare Cina ed Europa “due grandi forze, due grandi mercati”, che devono investire sul loro dialogo e sulla loro cooperazione “per il bene del mondo”.
Però, chiarisce Fu, “la parte europea non dovrebbe guardare alle relazioni Cina-Europa attraverso il prisma della crisi ucraina, figuriamoci sviluppare relazioni con gli Stati Uniti a spese delle relazioni Cina-Europa e degli interessi cinesi”. Secondo l’ambasciatore, “proprio come le relazioni bilaterali della Cina con qualsiasi Paese, le relazioni Cina-Ue sono multiformi e non monotematiche, e le relazioni Cina-Ue non sono dirette, dipendenti o soggette a terze parti e non dovrebbero essere legate alla questione dell’Ucraina”. Il diplomatico ritiene che anche la Cina sia “vittima di questa crisi” e certamente – fa presente – non è “responsabile della crisi ucraina”. Ciononostante, Fu difende anche le relazioni di Pechino con la Russia, al di là delle “idee sbagliate” che ci sono in Europa su questo rapporto. Si tratta di due vicini diretti, che intrattengono una relazione “negli interessi di entrambi i popoli”.
Fu inoltre sottolinea che l’incontro annuale dei leader Cina-Ue è stato il punto più importante dell’agenda politica di Pechino e Bruxelles quest’anno. Infine l’ambasciatore ribadisce l’impegno di Pechino per la pace. Il recente successo della Cina nel mediare il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran potrebbe avere “implicazioni significative” per una risoluzione della crisi ucraina. E anche l’Europa potrebbe svolgere un ruolo. Sempre se – è questo il punto – ovviamente la smettesse di inviare armi a Kiev. Fintanto che la Ue, sotto il cappello della Nato e quindi degli Usa, sarà cobelligerante al fianco dell’Ucraina contro la Russia, non potrà proporsi come mediatore per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati.
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