Esteri

La Cina vieta l’importazione di pesce e frutti di mare dal Giappone

di Martina Melli -


Dopo oltre dieci anni dallo tsunami del 2011, il Giappone ha ufficialmente iniziato a rilasciare nell’Oceano Pacifico (e continuerà a farlo per 30-40 anni) le 470 milioni di tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare i reattori della centrale nucleare distrutta di Fukushima. Tra pareri rassicuranti e tante comprensibili polemiche, la notizia ha spinto la Cina ad annunciare un divieto immediato e generalizzato su tutte le importazioni di prodotti ittici dal Giappone.

Il piano, approvato dal governo due giorni fa, ha subito messo in allarme la comunità dei pescatori, convinti che tale manovra distruggerà completamente la loro industria. Temono infatti che i consumatori non vorranno più acquistare i prodotti provenienti da Fukushima e dintorni. Oggi, con l’avvio della procedura, è arrivato anche l’annuncio ufficiale dell’agenzia doganale cinese: la Cina “sospenderà completamente l’importazione di prodotti acquatici originari del Giappone”, con effetto immediato, al fine di “prevenire il rischio di contaminazione radioattiva della sicurezza alimentare”.

Il governo cinese è stato molto critico nei confronti del previsto rilascio di acqua, definendolo “estremamente egoista e irresponsabile”. “L’oceano è una proprietà comune di tutta l’umanità e avviare con la forza lo scarico delle acque reflue nucleari di Fukushima nell’oceano è un atto estremamente egoista e irresponsabile che ignora gli interessi pubblici internazionali”, ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino in una nota. “Scaricando l’acqua nell’oceano, il Giappone sta diffondendo i rischi al resto del mondo e sta lasciando una ferita aperta alle future generazioni dell’umanità”.

L’acqua è stata contaminata dopo essere stata utilizzata per raffreddare tre reattori nucleari che si sono fusi dopo che Fukushima Daiichi è stata colpita da un potente tsunami nel marzo 2011. Le onde hanno interrotto la fornitura di energia elettrica di riserva degli impianti e costretto all’evacuazione 160.000 persone, nella peggiore crisi nucleare dopo Chernobyl. La tecnologia di filtraggio è in grado di rimuovere la maggior parte delle sostanze nocive, ma non è in grado di filtrare il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno considerato relativamente innocuo purché non concentrato in quantità elevate.

I critici del discarico, però, affermano che la mancanza di dati a lungo termine renderà impossibile monitorare la pericolosità del trizio per la salute umana e per l’ambiente marino. Greenpeace ha affermato che i rischi radiologici non sono stati completamente valutati e che gli impatti biologici di trizio, carbonio-14, stronzio-90 e iodio-129 – che saranno rilasciati come parte dello scarico – “sono stati ignorati”. I funzionari giapponesi affermano che l’acqua – che viene diluita con acqua di mare prima di essere pompata nel Pacifico attraverso un tunnel sottomarino – è sicura. Questa opinione è stata supportata da una recente analisi sulla sicurezza dell’AIEA in cui si afferma che il rilascio avrebbe un effetto radiologico “trascurabile” sulle persone e sull’ambiente.

Le garanzie sulla sicurezza alimentare non sono riuscite a convincere la Cina. Ore prima dell’inizio del discarico, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha annunciato la denuncia formale di Pechino all’ambasciatore del Giappone in Cina. Pechino ha vietato le importazioni di prodotti alimentari e agricoli da cinque prefetture giapponesi subito dopo il triplo disastro del 2011, e successivamente ha ampliato il divieto a 10 delle 47 prefetture del Giappone. Alcuni esperti hanno sottolineato che le centrali nucleari di altri Paesi, inclusa la Cina, da decenni rilasciano trizio diluito in mare senza incidenti. “Da oltre 60 anni le centrali nucleari di tutto il mondo scaricano regolarmente acqua contenente trizio senza danni alle persone o all’ambiente, la maggior parte a livelli più alti di quanto previsto per Fukushima”, ha detto Tony Irwin, professore associato onorario presso l’Università Nazionale Australiana.


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