Cultura & Spettacolo

La cultura nella Capitale IL MUSEO DI ROMA Breve storia dell’Istituzione

di Redazione -


Roma è per antonomasia una delle Capitali mondiali della Cultura, sia per la sua storia millenaria, sia per le vestigia che conserva ancora, in particolare del periodo del suo essere “Caput Mundi”. Ogni anno, quindi, anche in questo periodo di coronavirus (sia pure in termini ridotti), nell’Urbe arrivano milioni di turisti da ogni parte dell’Italia e del mondo. E Roma non delude mai, lasciando affascinati i suoi visitatori, sia che si rechino al Colosseo o alla Basilica di San Pietro, oppure a Trinità dei Montio a Fontana di Trevi. Ci vorrebbero settimane, se non mesi, per visitarla tutta perché la sua storia e la sua cultura attraversano oltre 25 secoli. E molto offre Roma anche in termini di musei, diffusi per tutta la città. Come detto, le istituzioni museali romane sono tante e molte sono poco conosciute. Pensiamo dunque che sia giusto presentarle. E cominciamo oggi con una breve storia del Museo di Roma. La sua apertura risale al 21 aprile (anniversario della fondazione della città secondo la mitologia) del 1930, nella struttura dell’ex Pastificio Pantanella, a Piazza della Bocca della Verità, e l’inaugurazione avvenne per opera dell’allora direttore delle Antichità e Belle Arti del Governatorato di Roma, Antonio Muñoz (1884-1960). L’istituzione del Museo rientrava nel contesto di alcune iniziative di propaganda culturale del Governatorato e, non a caso, nella stessa sede si trovava  già il Museo dell’Impero, fondato nel 1926. Se l’Antiquarium e il Museo dell’Impero celebrano il mito della romanità (di cui il fascismo si proclamava legittimo erede), il Museo di Roma si proponeva lo scopo di colmare la distanza da quella lontana epoca di gloria, ricreando un’epopea della storia medievale e moderna della città.

Ma questo ambizioso progetto si ridimensiona presto e si riduce all’esposizione di alcuni calchi in gesso e riproduzioni di dipinti di autori contemporanei raffiguranti luoghi scomparsi (tra cui i più importanti sono gli acquerelli di Roesler Franz), di affreschi e frammenti lapidei provenienti dalle demolizioni, di un nucleo di ceramiche e di una ricca collezione di piante e incisioni sulla città che documentano le trasformazioni urbanistiche, gli avvenimenti storici e i costumi dal Cinquecento all’Ottocento. Negli anni successivi tuttavia, ad opera dello stesso Muñoz, numerosi acquisti arricchiscono il Museo di opere di grande qualità, come i dipinti della collezione Rospigliosi e una serie di busti ritratto seicenteschi. Si avvia così un processo di trasformazione del carattere meramente illustrativo e documentario del Museo.Chiuso nel ’39 a causa degli eventi bellici, nel 1952 il Museo si trasferì nell’attuale sede di palazzo Braschi. L’accrescimento straordinario delle collezioni di grafica e fotografia suggerisce, all’inizio degli anni ’70, una suddivisione organizzativa del Museo di Roma e l’istituzione del Gabinetto delle Stampe e dell’Archivio Fotografico Comunale, di nuovo riassorbiti dal Museo di Roma nel 1994. Da allora, l’originaria vocazione storico-documentaria si è evoluta in favore della valorizzazione artistica del Museo che consta di una collezione di circa 120.000 oggetti, tra dipinti, sculture, stampe, fotografie e abiti. Anche per questo, considerata cioè la quantità e natura dei materiali in collezione, il nuovo allestimento – inaugurato il 28 marzo 2017 – segue un percorso tematico anziché cronologico all’interno delle sale espositive, ora posizionate al secondo e al terzo piano dell’edificio. Il primo piano, invece, è destinato alle esposizioni temporanee che contribuiranno ad accrescere nel pubblico la conoscenza del luogo e del museo, arricchendo l’offerta culturale romana con appuntamenti di grande richiamo, volti a favorire l’incontro di diversi pubblici all’interno del Museo.

 

Susanna Ricci


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