Politica

PRIMA PAGINA – La doppia sfida di Elly Schlein e lo strano asse Conte-Meloni

di Domenico Pecile -


È già stato ribattezzato il duello in rosa: l’inedita sfida tra il premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein sarà infatti il leit motiv di una campagna elettorale dove in gioco non c’è soltanto il riassetto e forse anche il cambiamento degli equilibri politici dento l’Ue, ma anche il marcato dualismo tra le forze di governo e le opposizioni. Meloni e Schlein si sfideranno in tv in un faccia a faccia che lascia già intravedere che il confronto sarà durissimo. Giorgia Meloni, con tutta probabilità, si presenterà da candidata, mentre la Schlein – stando alle sue ultime dichiarazioni – potrebbe declinare l’invito del partito. E prima fa sapere che, in ogni caso, le sue valutazioni “prescindono da Meloni”. Poi precisa di avere lanciato lei la sfida. Infine, l’affondo: “Si vedrà che le pompose promesse della destra si sciolgono come neve al sole.

Il confronto tv non sostituisce però quello in Parlamento, lo frequentano poco e calpestano spesso le opposizioni”. A inasprire lo scontro è stata la conferenza stampa di fine anno del premier. Per la Schlein si è trattato di un mix perfetto, a metà tra un cahier de doleance e una serie di falsità che servono soltanto a “coprire le tante difficoltà dell’esecutivo”. Schlein accusa la rivale di omettere di assumersi le responsabilità su molte cose, a partire dal caso Pozzolo, la cui risposta “è stata del tutto insufficiente”. “Ma lo fa su tutto – insiste: sulla bocciatura della Riforma del Mes – insiste – e sulla legge-bavaglio, dà la colpa al Parlamento quando è lei a dare la linea alla maggioranza”, Dure critiche anche sull’inchiesta Verdini-Anas (“la difesa di meoni è debolissima. Salvini deve riferire”) e sulla Rai (“dico che Meloni sarà l’ultima premier a lottizzarla”).

Già, cos’hanno in comune? Probabilmente che oltre al fatto di esser l’una per l’altra il principale avversario, entrambe devono guardarsi anche dagli alleati. Ma qui il compito di Meloni è più facile perché non pare ci possa essere partita tra lei e il segretario della Lega, Matteo Salvini. Più ostico il compito di Schlein, che sente il fiato sul collo del M5S. Schlein sostiene – a chi le fa notare il difficile dialogo con Conte per il voto amministrativo – che “il Centrodestra esplode in Sardegna”.

Già, il nodo-Conte. Molto più di un grattacapo. Molto più di una fisiologica concorrenza politica. Anche perché l’ipotesi fortemente sostenuta da Romano Prodi di indicare nella segretaria del Pd la federatrice del centrosinistra rimbalza sul muro di gomma della diffidenza pentastellata. Conte infatti è stato lapidario: “Mi auguro che lo sia, perché il Pd ha bisogno di fare chiarezza al proprio interno dei vari passaggi. Noi non abbiamo bisogno di nessun federatore. Mi piacerebbe che il Pd possa, federando tutte le correnti, fare chiarezza sulla questione morale”. Un passaggio questo che non poteva esser respinto con sdegno dai dem (“la nostra segretaria non ha mai attaccato altri leader dell’opposizione”, sostengono dall’entourage della segretaria).

Insomma, è il segnale inequivocabile che da qui alle europee la concorrenza per la leadership del centro sinistra sarà più che ruvida. Noi, alza la posta la segretaria dem, “sentiamo la responsabilità di costruire l’alternativa a partire da una chiara identità a da battaglie concrete, senza presunzioni di autosufficienza, ma sapendo che senza la comunità Pd l’alternativa non si può costruire”.

Ma come evitare l’assalto alla diligenza dei 5S che, più del Pd, possono pescare voti tra i tanti pacifisti sempre più ostili al sostegno finanziario all’Ucraina? “Ora punto a riportare a votare chi non vota più”, promette Schlein. Poi, di nuovo, sul premier Meloni: “Loro si arroccano, noi invece andiamo al merito, andando in giro per il Paese, a parlare di giustizia sociale, conversione ecologica, diritti. Siamo all’ascolto dei problemi per poi tradurli in proposte concrete”.


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