Editoriale

LA GHIGLIOTTINA – Quel profeta di un malan e l’esegesi della bibbia

di Redazione -


“Un libro per tutti e per nessuno”, è il sottotitolo di una celeberrima opera nicciana che però ben si presta all’esegesi ideologizzata del libro per antonomasia, la Bibbia. Come nel caso di Lucio Malan di FdI, che per dar forza al suo no alle nozze gay tira in ballo sia l’Antico che il Nuovo Testamento, secondo cui “l’omosessualità è un abominio”. Parole che hanno scatenato come la saliva dei cagnoletti di Pavlov la consueta polemica politica. Ma noi vogliamo restare nel campo di Malan. Non è forse la Bibbia a suggerirci che non v’è peggior cieco di chi non vuole vedere? Non è forse questo il vero abominio? Il non voler vedere che i tempi sono cambiati da quando nel deserto si adorava il vitello d’oro? “Siamo forse ciechi anche noi? Gesù rispose loro: Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”. (Gv 10,40-41). L’esegesi biblica, nei millenni palestra di coscienza critica è al contempo baluardo della difesa del dogma. Una differenza sottile come un rasoio (di Occam). Perché complicarsi la vita, dunque, Malan (che si è allontanato dalla chiesa valdese proprio perché favorevole ai matrimoni gay), mettendosi ad interpretare la Bibbia? Quando è evidente che dare forza a una posizione politica basandosi sull’interpretazione di un testo sacro evoca pericolosamente i fondamentalisti (islamici).


Torna alle notizie in home