Primo Piano

La guerra dell’Enel nel risiko delle nomine

di Giovanni Vasso -

IL PRESIDENTE DELL'AUTORITA' PORTUALE PASQUALINO MONTI


Il tempo stringe. Il governo deve iniziare a preparare i dossier per arrivare a nominare i vertici delle grandi partecipate di Stato. I nomi che girano sono sempre gli stessi. Di new entry ce ne sono sempre di meno. Una di queste è Pasqualino Monti, ex presidente dell’autorità portuale della Sicilia Occidentale, che è dato in predicato di diventare amministratore delegato di Enav. A meno di clamorosi ribaltoni, che potrebbero sempre esserci, la partita delle nomine dovrebbe continuare a giocarsi con i nomi che sono già in campo da settimane.
Le voci di dentro iniziano a fluire. Poche, sibilanti, sussurranti. Pare evidente che la maggioranza vuole dare prova di compattezza e, solo una volta conclusa la partita, uscire allo scoperto. Agli elettori del centrodestra non piacciono gli scontri interni. Che vanno sempre evitati, specialmente quando si è al governo: si ha tutto da perdere e niente da guadagnare. Ma la situazione, al di là delle rassicurazioni di prammatica, appare fin troppo chiara. Fratelli d’Italia vuol far pesare tutto il consenso di Giorgia Meloni, Lega e Forza Italia non vogliono cedere terreno, né sembrare troppo arrendevoli nei confronti della premier e del suo partito.
La partita più delicata pare quella che si sta giocando in Enel. Michele Crisostomo, presidente e Francesco Starace, amministratore delegato, sono in uscita. Per la successione a quest’ultimo, si era parlato (e lo si fa ancora) di Stefano Donnarumma, attualmente Ceo di Terna. La Lega, però, non vedrebbe di buon occhio il suo approdo alla guida della società. Gli rimprovera presunte “vicinanze” al mondo pentastellato. In realtà, dietro a queste critiche si nasconderebbe altro. E cioè il sostegno alla corsa, alla presidenza di Enel, di Paolo Scaroni. Nome forte sul quale si sarebbe cementato l’asse tra via Bellerio e Arcore. Lega e Forza Italia sono più che favorevoli al ritorno, in grande stile, di Scaroni all’Enel. Fratelli d’Italia, invece, non sarebbe altrettanto entusiasta. Il nodo di Enel, una volta sciolto, chiarirà gli equilibri (e quindi anche le nomine) nelle altre grandi partecipate di Stato. L’unica certezza è che Claudio Descalzi resterà, saldissimamente, al timone di Eni e, con ogni probabilità, il presidente (e dunque il nuovo consiglio d’amministrazione) dovrà “passare” anche da lui. Sicuramente Saluterà l’attuale presidente del Cda, Lucia Calvosa. Descalzi, dicono i beninformati, sarà nominato in quota Fdi. Così da aprire nuovi spazi per gli alleati. Lega in primis.
Ma Salvini potrebbe essere costretto a ridimensionare le sue ambizioni. Già, perché Nato e Stati Uniti non hanno mai perdonato al Capitano le sue amicizie e simpatie verso Putin. Come riporta Repubblica, alcuni funzionari dell’alleanza atlantica avrebbero chiesto al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, di vigilare sull’intera partita delle nomine. Se la cosa fosse confermata, per la Lega si troverebbe a partire in affanno nella corsa delle corse: quella per la guida del colosso Leonardo. L’assemblea è stata convocata: l’8 e il 9 maggio, gli azionisti dovranno incontrarsi per approvare il bilancio 2022. Per quella data, il governo dovrebbe già avere pronto l’identikit, o meglio ancora il nome, di chi prenderà il posto dell’ad Alessandro Profumo. Per Lorenzo Mariani, ex Unicredit oggi alla guida di Mbda, multinazionale leader nella produzione dei missili, le quotazioni sono in rialzo. Il nome forte di Guido Crosetto accoglierebbe consensi anche nelle fila del Carroccio. Una cui parte importante (leggi area Giorgetti) continuerebbe a sostenere la corsa di Gian Piero Cutillo, attualmente a capo della divisione Elicotteri di Leonardo. Va scemando l’ipotesi Roberto Cingolani.
Confermati a Poste l’ad Matteo Del Fante e la presidente Bianca Maria Farina. Giuseppina Di Foggia resta in ballo, per lei però si parla adesso di Amco. Che, peraltro, è già amministrata da una donna, Marina Natale. Giorgia Meloni ha fatto una promessa alle donne e vuole mantenerla. Ma ci sarà da sudare. Già, perché gli spazi sono risicatissimi e le richieste sono tante. Dopo Enel, il secondo campo di battaglia tra gli schieramenti interni alla maggioranza sarà quello di Rfi. Non si escludono proroghe per gli attuali vertici (Anna Masutti e Vera Fiorani), così come sarebbe in considerazione una soluzione interna che riporterebbe in gioco manager come Vincenzo Macello, Umberto Lebruto e Gianpiero Strisciuglio, con quest’ultimo attardato perché ritenuto vicino al Pd. La Lega, però, avrebbe messo sul tavolo altri nomi. Tra cui quello del manager Telecom Stefano Siragusa.


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